Olivier Guez: «Vi spiego perché questo è il tempo dei dittatori»

Domenica 13 Giugno 2021 di Gabriele Santoro
Olivier Guez: «Vi spiego perché questo è il tempo dei dittatori»

Chi erano gli uomini divenuti tiranni con i quali identifichiamo le dittature del Novecento? La raccolta di ritratti Il secolo dei dittatori (Neri Pozza, 464 pagine, 23 euro, traduzione di Roberto Boi) risponde con accuratezza a questa domanda.

Nell’opera collettiva, curata dallo scrittore francese Olivier Guez, già vincitore del Prix Renaudot con La scomparsa di Josef Mengele, con il contributo di ventitré autori dagli storici Stéphane Courtois, Frédéric Le Moal al politologo Éric Roussel e a giornalisti come Rémi Kauffer, i dittatori ancora al potere sono solo due: Bashar al-Assad e Kim Jong-un.

Tuttavia il lascito dei tiranni raccontati, da Hitler e Stalin a Mobutu, che hanno segnato il Novecento aleggia ancora nelle società con il crescente rafforzamento delle autocrazie. Il volume non è un testo di teoria o scienza politica, ma ricostruisce la storia di ventidue uomini che hanno incarnato il totalitarismo e l’autoritarismo.

È possibile rintracciare dei tratti comuni alla figura del dittatore?

«La dittatura è una “prerogativa” tutta maschile: non si ha notizia di dittatrici. Uomini spesso di statura modesta, flemmatici o insonni, asceti o sessuomani, vulcanici o impassibili. In molti casi all’inizio non ricoprivano ruoli di rilievo. Sono stati abili manovratori, capaci di sfruttare brecce aperte nella Storia, in grado di svuotare le parole del senso originale».

Quando nasce un sistema dittatoriale?

«I dittatori emergono sempre dal caos militare, politico ed economico. Queste situazioni incoraggiano le persone ad accogliere qualcuno che proponga soluzioni semplici a problemi complessi. La Grande Guerra fu la matrice della barbarie dei totalitarismi europei del Novecento. In Asia, in Africa e in America Latina, la Guerra fredda e la disintegrazione degli imperi coloniali sono state lo scenario dell’ascesa del potere dittatoriale».

Qual è la differenza tra un regime autoritario e uno totalitario?

«Secondo la definizione di Hannah Arendt, l’obiettivo di un sistema totalitario è il “dominio costante di ciascun individuo in ogni ambito della sua vita”».

In quale situazione si attua?

«Nelle Origini del totalitarismo Arendt distingue i tiranni autoritari dai dittatori totalitari. I primi si misurano con una popolazione e delle risorse relativamente ridotte. I secondi dispongono di un “materiale umano” considerevole: “Per alimentare la macchina della dominazione totale serve una materia prima pressoché inesauribile”. La Germania hitleriana è diventata totalitaria dopo la conquista di vastissimi territori a Est nel corso della guerra».

La tentazione del ricorso “all’Uomo della provvidenza” è svanita?

«Permane, almeno in alcuni settori delle società. Nel caso italiano il fascismo è stato una rottura gigantesca. L’ossessione che sembra muovere i dittatori è di segnare la storia. Viviamo con il pensiero costante che in qualche forma la svolta autoritaria possa riprodursi».

Qual è stata l’influenza della battaglia di Stalingrado?

«È stata la sfida fra due sistemi mostruosi come il nazismo e lo stalinismo. In Russia Stalin riuscì a identificare la causa più sacra, quella della patria, con la sua persona. La guerra e la vittoria modificarono profondamente il rapporto tra Stalin e la società sovietica».

Che cosa resta di un genocidio come quello nella Cambogia di Pol Pot?

«Come si ricostruisce una società dopo la violenza di massa perpetrata per esempio dai Khmer rossi? È necessario un lavoro profondo di memoria ed è molto difficile. Nel cuore dell’Europa il processo di rielaborazione è entrato nel vivo solo decenni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale».

Come lo è Franco per la Spagna?

«Franco è morto nel suo letto nel 1975. Le esequie sono state celebrate a Madrid in presenza del giovane re che il dittatore stesso aveva scelto di dare alla Spagna. È la testimonianza di come scompaiano a fatica gli apparati del potere autoritario».

Nella Repubblica Democratica Tedesca Honecker, come altri despoti, si è accorto tardi dell’epilogo della storia.

«Il 6 e 7 ottobre del 1989 Gorbačëv si recò a Berlino Est, lasciando un messaggio chiaro che destabilizzava il vertice della RDT: chi non cambia è destinato a scomparire. Honecker ebbe sempre scarsa autonomia politica e non comprese la strada intrapresa a Mosca da Gorbačëv».

Qual è stata la chiave della longevità di Pinochet?

«Nel terrore ha inserito l’economia cilena nell’ordine mondiale neoliberista degli anni Ottanta».

Fra i personaggi meno noti, spiccano il tiranno di Haiti Duvalier e la sua dinastia. È particolarmente interessante il rapporto con il denaro.

«Una volta insediati al potere sembrano divenire inscalfibili. Le ricchezze del paese sono privatizzate ed espropriate. Tutti i dittatori come Duvalier hanno approfittato dello scudo della Guerra fredda per arricchirsi enormemente. Il denaro appare la ragione del sistema di potere».

L’Africa e i suoi dittatori. Chi era Mobutu (1965–1997)?

«Ha imposto una dittatura feroce con lo spudorato saccheggio delle ricchezze nazionali. La corruzione e la violenza sono state erette a sistema di governo come nelle gerontocrazie che hanno dominato l’Africa con il beneplacito dell’Occidente».

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