Dall'attentato a Papa Wojtyla ai cold case intorno al Vaticano, "Il crimine del Secolo" di Fabrizio Peronaci

Giovedì 24 Giugno 2021 di Enrico Chillè
Dall'attentato a Papa Wojtyla ai cold case intorno al Vaticano, "Il crimine del Secolo" di Fabrizio Peronaci

Da un delitto solo parzialmente risolto, come quello dell’attentato a Giovanni Paolo II, si dipana una lunga serie di misteri strettamente connessi tra loro e ancora oggi senza una risposta. Nel libro Il crimine del secolo, il giornalista e scrittore Fabrizio Peronaci affronta le conseguenze del tentato omicidio di Karol Wojtyla, a livello geopolitico e giudiziario.

Dopo l’azione di Ali Agca, infatti, si muovono nell’ombra i servizi segreti sovietici come quelli occidentali ma partono anche diverse inchieste giudiziarie, non solo in Italia.

Da quel 13 maggio 1981, però, nulla sarebbe stato come prima. Lo sanno benissimo i familiari e gli amici di Emanuela Orlandi, Mirella Gregori, Paola Diener, Katy Skerl, José Garramon e Alessia Rosati. Tutti ‘cold case’ mai risolti, con la ricostruzione documentale di Fabrizio Peronaci che aiuta a provare a capire cosa sia realmente successo. Nel giallo di Mirella Gregori, tra l’altro, emerge un retroscena inquietante tanto quanto il caso stesso.

L’intrigo partito con l’attentato al Papa e proseguito con quei misteri sconvolgenti sembra subire, in maniera netta, il peso della ragione di Stato del Vaticano. La ricchissima, e quasi del tutto inedita, raccolta documentale di un cronista come Fabrizio Peronaci prova a sbrogliare una matassa che sembra districata per sempre.

Nel caso di quello compiuto da Ali Agca, si parla di attentato fallito perché Papa Wojtyla sopravvisse. Si potrebbe ipotizzare, però, che l’obiettivo dei suoi mandanti (mai individuati) potesse essere quello di mettere in scacco la Santa Sede?
“L’obiettivo era quello di uccidere il Papa o di indebolirlo. L’imprevisto, però, fu proprio che Giovanni Paolo II riuscì a sopravvivere a quell’attentato e nel momento in cui, nonostante la malattia, riuscì a tornare nel pieno delle forze e del vigore, il Papa ne uscì ancora più forte di prima grazie anche all’empatia planetaria che aveva suscitato. Di fatto, rafforzando l’alleanza con Ronald Reagan, Giovanni Paolo II vinse la Guerra Fredda. C’era sicuramente un piano che non poteva essere ordito dal solo Ali Agca, i mandanti non sono mai stati scoperti. Una cosa è certa: l’obiettivo di chi voleva colpire il Papa non è stato raggiunto, Giovanni Paolo II ha sempre sostenuto di essere stato protetto dalla Madonna di Fatima, io più laicamente dico il destino”.

Nel libro vengono analizzati alcuni delitti irrisolti, accomunati da due fattori che risultano impressionanti: l’arco temporale e la localizzazione geografica. Più o meno direttamente, tutti i cold case riportano al Vaticano. Sembra un castello di carte costruito in maniera perfetta: è davvero impossibile smontarlo?
“Il mio libro è il primo e unico che stabilisce una connessione piena tra l’attentato e gli eventi successivi che hanno tragicamente segnato la vita di alcune famiglie. L’osservazione dei fatti e la loro elencazione è un elemento indiziario molto forte. Ce n’è uno che ritengo determinante: Emanuela Orlandi e Mirella Gregori spariscono nel giro di un mese, quando l’inchiesta sull’attentato al Papa è al culmine, così come la tensione a Est. Il giudice istruttore Martella stava ‘ficcando il naso’ nell’area di influenza sovietica, tra la Russia e la Bulgaria per individuare il mandante di Ali Agca. Sei giorni dopo la sparizione di Emanuela Orlandi, Agca ritratta la pista bulgara. In questo contesto, questi elementi non possono essere ignorati. E non sono gli unici. Il primo mistero è quello dell’attentato: viene condannato solo l’esecutore materiale, ma chi ha armato la mano di Ali Agca? Da quel mistero, mai svelato, che rappresenta una pagina importante di storia, ne derivano altri che sono tragedie private e familiari ma collegate al clima di quegli anni”.

Nel libro ci sono moltissimi documenti, inediti e sconvolgenti. Ce n’è uno in particolare che può aiutare a sbrogliare la matassa?
“Nell’estate del 1983, una volta scomparse Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, ci furono tantissime rivendicazioni, anche con sigle bizzarre e fantasiose. Si può pensare, come era stato detto, che fossero opera di mitomani, c’erano anche casi in cui si parlava del Fronte Turkesh e veniva imitato un accento arabo per far sembrare che quelle rivendicazioni provenissero dalla Turchia. Quei messaggi apparentemente provenienti da ogni angolo del mondo, se analizzati, hanno una logica rigorosissima: tutti i vari soggetti che rivendicavano i due sequestri davano prova di conoscere elementi assolutamente inediti sulla scomparsa di entrambe le ragazze. C’era chi addirittura forniva l’elenco dei vestiti di Mirella o la copertina del libretto di spartiti di Emanuela. Gli autori di quelle rivendicazioni sono tutti diversi, ma riconducibili ad un solo soggetto. E dentro c’è anche la Banda della Magliana: da un comunicato delirante (che chiamava in causa anche l’allora calciatore della Lazio, Arcadio Spinozzi) è comunque possibile accertarne il coinvolgimento. Anche gli investigatori, nella seconda inchiesta, avevano preso in considerazione proprio questo aspetto”.

C’è la possibilità, in ambito investigativo, di poter riaprire questi casi mai risolti?
“Ho l’impressione che non ci sia stata la volontà di rivisitare quelle vicende. Ormai, però, troppi elementi sono emersi e quando la verità si mette in cammino, è difficile fermarla. Questa verità non coinvolge tutto il Vaticano, ma solo alcuni elementi che avevano operato in modo reticente, oltre a soggetti criminali che hanno gestito la scomparsa delle due ragazze. Senza dimenticare il caso di Katy Skerl, con uno degli indagati che aveva rivelato che dalla sua tomba, al Verano, era stata portata via la bara. Nessuno, però, l’ha mai effettivamente controllata. Un altro cold case che, agli atti, risulta collegato con i sequestri Gregori-Orlandi: un testimone, a lungo indagato, aveva spiegato che l’omicidio di Katy fu una vendetta per l’azione contro Mirella ed Emanuela. Ci sono ancora parecchie ombre dietro quel contesto politico-istituzionale così delicato. Parlo di ‘crimine del secolo’ proprio perché, dall’attentato al Papa, si dipanano una serie di storie mai risolte che forse oggi, a distanza di tempo, potremmo vedere con più freddezza e lucidità”.

Ultimo aggiornamento: 09:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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