Egregio Direttore,
ho letto con molto stupore e meraviglia nei giorni scorsi sul suo giornale l'articolo che ci informa che i fratelli Bianchi, accusati dell'omicidio di Willy, chiedono celle protette per paura di ritorsioni da parte degli altri detenuti nei loro confronti per quanto successo. Ma non sono loro fighters / paura di nessuno che non dovrebbero tremare mai? Proprio loro non dovrebbero piagnucolare e chiedere protezione. Quindi questo ci indica la loro nullità. Ora devono affrontare un giudizio che speriamo sia severo, coscienti delle loro colpe. Ma dubito che possano esserlo.
Lino Da Ronco
Venezia
Caro lettore,
a me la richiesta dei fratelli Bianchi non ha affatto meravigliato. Anzi. Mi è apparsa del tutto coerente con il profilo di questo tipo di personaggi che, fuori da loro branco e dal loro ristretto ambiente, si scoprono improvvisamente deboli e indifesi. Tutte le loro effimere certezze, le esibite e muscolari manifestazioni di forza fisica crollano di fronte a un realtà diversa da quella del microcosmo in cui, fino a ieri, si muovevano come piccoli semi-dei invincibili e intoccabili. Se poi il nuovo mondo in cui si trovano costretti a vivere è quello duro e spietato della prigione, ecco che si affacciano la paura, il terrore, la richiesta di protezione. Non faccio il giudice e non intendo emettere sentenze. Se i fratelli Bianchi, come peraltro tutto finora lascia credere, sono colpevoli di aver ammazzato brutalmente Willy, lo stabilirà un tribunale. Ma il loro comportamento, la sconcertante linea di difesa che hanno scelto (non c'entriamo con la morte di Willy, eravamo a fare sesso al cimitero) dimostra che siamo di fronte a giovani e piccoli uomini a cui la vita ha insegnato poco o nulla. Che ignorano il vero e profondo significato di parole come rispetto, dignità, responsabilità. Possiamo solo sperare che questa tragica esperienza che li vede come protagonisti li aiuti a capire che esiste un sistema di valori diametralmente diverso da quello in cui si sono annullati in questi anni e che li ha drammaticamente portati dove oggi sono.
Ultimo aggiornamento: 13:39
© RIPRODUZIONE RISERVATA ho letto con molto stupore e meraviglia nei giorni scorsi sul suo giornale l'articolo che ci informa che i fratelli Bianchi, accusati dell'omicidio di Willy, chiedono celle protette per paura di ritorsioni da parte degli altri detenuti nei loro confronti per quanto successo. Ma non sono loro fighters / paura di nessuno che non dovrebbero tremare mai? Proprio loro non dovrebbero piagnucolare e chiedere protezione. Quindi questo ci indica la loro nullità. Ora devono affrontare un giudizio che speriamo sia severo, coscienti delle loro colpe. Ma dubito che possano esserlo.
Lino Da Ronco
Venezia
Caro lettore,
a me la richiesta dei fratelli Bianchi non ha affatto meravigliato. Anzi. Mi è apparsa del tutto coerente con il profilo di questo tipo di personaggi che, fuori da loro branco e dal loro ristretto ambiente, si scoprono improvvisamente deboli e indifesi. Tutte le loro effimere certezze, le esibite e muscolari manifestazioni di forza fisica crollano di fronte a un realtà diversa da quella del microcosmo in cui, fino a ieri, si muovevano come piccoli semi-dei invincibili e intoccabili. Se poi il nuovo mondo in cui si trovano costretti a vivere è quello duro e spietato della prigione, ecco che si affacciano la paura, il terrore, la richiesta di protezione. Non faccio il giudice e non intendo emettere sentenze. Se i fratelli Bianchi, come peraltro tutto finora lascia credere, sono colpevoli di aver ammazzato brutalmente Willy, lo stabilirà un tribunale. Ma il loro comportamento, la sconcertante linea di difesa che hanno scelto (non c'entriamo con la morte di Willy, eravamo a fare sesso al cimitero) dimostra che siamo di fronte a giovani e piccoli uomini a cui la vita ha insegnato poco o nulla. Che ignorano il vero e profondo significato di parole come rispetto, dignità, responsabilità. Possiamo solo sperare che questa tragica esperienza che li vede come protagonisti li aiuti a capire che esiste un sistema di valori diametralmente diverso da quello in cui si sono annullati in questi anni e che li ha drammaticamente portati dove oggi sono.
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