Vladimir Putin non teme di essere accerchiato dalle basi dell'Alleanza Atlantica ma dalla democrazia

Venerdì 11 Marzo 2022
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Caro direttore,
per capire le ragioni per cui Putin ha deciso di invadere l'Ucraina bisogna andare indietro di molti anni (fermo restando la mia totale presa di distanza da questa e da ogni risoluzione intrapresa con l'uso delle armi): il reiterato allargamento della Nato oltre la linea rossa stabilita in seguito al crollo dell'Unione Sovietica.
Da allora l'accerchiamento occidentale è continuato arrivando con le basi Nato fin sotto Mosca e fomentando nel 2014 il colpo di stato in Ucraina. Molto altro potrebbe essere detto, ma se le spiegazioni sono necessarie le giustificazioni non esistono.

Patricia Ervas
Treviso

Cara lettrice,
mi permetta alcune precisazioni.

Dopo il crollo dell'Unione Sovietica non venne stabilita nessuna linea rossa e non c'è nessun trattato che vieti alle nazioni che appartenevano ai territori dell'Urss di aderire ad alleanze occidentali. Quanto poi al 2014, è la Russia a definire colpo di Stato la destituzione di Yanukovic, condannato poi a 13 anni per tradimento della patria. Quella fu una rivoluzione popolare scatenata dalla decisione di Yanukovic di sospendere il trattato di libero scambio tra Ucraina ed Europa. Il punto vero però è un altro: l'accerchiamento che preoccupa Putin non è quello delle basi Nato, bensì quello della democrazia. L'Alleanza atlantica dispone di tutti i mezzi militari necessari a difendersi, non ha alcun bisogno di avere basi in Ucraina e non c'è tra l'altro alcuna possibilità che Kiev possa entrare a far parte in tempi medio-brevi della Nato. Chiunque conosca il trattato dell'Alleanza e ciò che prevede per i paesi che ne fanno parte, lo sa benissimo. E lo sanno anche al Cremlino. Infatti la sindrome di cui soffre Putin, non è l'accerchiamento militare ma quello politico: teme che la sua Russia sia contagiata dalla democrazia e dalle richieste di maggiore libertà. Questa guerra, nel suo orrore, ha dimostrato in modo evidente che l'Occidente e la Russia di Putin sono due cose diverse. E a dividerci non sono l'economia o le armi, ma i principi e i valori. Si tratta di decidere da che parte stare, senza rinunciare a pensare con la propria testa, ma avendo chiara la posta in gioco. Lo slogan Nè con Putin, nè con la Nato risuonato in alcune piazze italiane in queste settimane e che riecheggia in talune argomentazioni, è figlio di un falso neutralismo e di un pacifismo ipocrita.

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