Migranti e Covid, l'Europa deve essere a fianco dell'Italia in maniera chiara e noi agire di conseguenza

Domenica 2 Agosto 2020
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Caro direttore, 
trascorrono i giorni ma gli sbarchi di migranti continuano a pieno ritmo. Sul sito interno.gov.it, nella sezione «dati e statistiche», viene riportato un quadro sull'andamento degli arrivi e sulle presenze dei migranti nel nostro territorio. Il grafico illustra la situazione relativa al numero degli sbarchi avvenuti nell'anno 2019 e 2020. Nel primo caso, con il governo giallo-verde, gli sbarchi ammontano a 3.867; nel secondo caso, ossia col governo giallorosso, arrivano a 13.710. Fino a pochi mesi fa l'attuale ministro dell'interno, Luciana Lamorgese, si vantava dell'accordo di Malta per la redistribuzione dei migranti. Oggi però di quella «solidarietà ed equa condivisione delle responsabilità», come si legge nel documento dei cinque Paesi Med, non v'è traccia. Anche perché quegli accordi sono cessati a causa dell'emergenza Covid. Tuttavia questo meccanismo obbligatorio di ripartizione, stabilito il 23 settembre del 2019, è come se non esistesse. Dietro questa paralisi delle ridistribuzioni, si cela la scadenza dell'intesa firmata a Malta. L'accordo, infatti, era temporaneo e aveva una durata non inferiore ai sei mesi, «rinnovabili con il consenso degli altri Stati aderenti». Nelle ultime settimane stiamo assistendo a incontrollabili sbarchi, ultimo in ordine di tempo sono gli oltre 250 a Lampedusa, dove nell'hotspot di contrada Imbriacola si trovano 950 persone, numero che muta di ora in ora. Ed è proprio Lampedusa che viene definita «la porta d'Europa», peccato che se bussi l'Europa non risponde.


Antonio Cascone 
Padova


Caro lettore, 
parliamoci chiaro: già gli altri Paesi europei trovavano mille pretesti per non accogliere i migranti che sbarcavano in Italia. Figuriamoci oggi dove ai problemi di sempre si aggiunge il rischio Covid che in alcune aree dell'Europa è ancora un'emergenza. Quale Paese si fa carico di portare dentro i propri confini uomini e donne che provengono da Paesi in cui i controlli e la prevenzione sanitaria sono inesistenti? Uomini e donne che non sanno cosa sia una pandemia, che fanno fatica a sottostare a regole e prescrizioni? Non è un'accusa. È una constatazione. La solidarietà a parole è molto facile, ma quando si scende sul terreno concreto le cose si fanno molto più difficili. Eppure proprio in questo momento l'Europa dovrebbe dimostrare di esserci e di essere a fianco dell'Italia perché, come ha spiegato nei giorni scorsi anche il nostro ministero degli Interni, l'effetto combinato di crisi economica ed effetto Covid potrebbe indirizzare verso le coste italiane flussi di migranti imponenti e provenienti da Paesi che finora non avevano registrato fughe di massa verso le nostre coste. È del tutto evidente che da soli non possiamo farcela. Ed è altrettanto evidente che, con buona pace dei sostenitori dell'accoglienza totale e indifferenziata, dovremo porre, e se necessario, imporre, dei limiti assai più severi di quelli attuali. Senza inutili speculazioni politiche, ma con la consapevolezza che occorre aver chiaro che tipo di aiuto o meno avremo dall'Europa e agire di conseguenza. Con una strategia, non con gli slogan.
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