Comunque andrà il processo su suo figlio, il video di Beppe Grillo è stato uno spettacolo indegno

Mercoledì 21 Aprile 2021
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Caro Direttore,
premetto che il mio essere garantista, sempre, mi impedisce di condannare chiunque e mi spinge a considerare chiunque innocente fino a prova contraria. Detto ciò, comprendo anche il dolore di un padre che si trova un figlio con l'accusa di stupro sulle spalle; tuttavia nello specifico, il protagonista non è solo padre ma è anche il fondatore del partito o movimento, dei manettari per eccellenza, quando si tratta degli altri. Trovo, quindi, ripugnante il suo appello, il vergognoso e disgustoso video in difesa del figlio a prescindere, trovo di totale insulsaggine il commento dell'onorevole Crimi, e sarei curioso di conoscere il pensiero di Sua Maestà Travaglio.
Mi piacerebbe sentire il grido di dolore delle donne, soprattutto di quelle sempre pronte quando si tratta di nemici, o di difendere amiche di casta a volte indifendibili.

Diego Parolo
Carceri (Pd)


Caro lettore,
naturalmente anche Beppe Grillo prima di essere un comico famoso, un fondatore di partiti, un Garante è un padre e il suo video va considerato e giudicato anche e soprattutto da questo punto di vista.

Tuttavia questa solidarietà paterna o filiale a cui molti, soprattutto nel M5s, si sono appellati fosse stata applicata sempre, anche nei confronti di altri padri famosi e altri figli altrettanto famosi coinvolti in vicende giudiziarie. Non mi sembra sia successo. Ma aldilà di questo, ci sono alcuni aspetti del video di Grillo che sono inaccettabili e censurabili. Innanzitutto il comico nella lunga e appassionata arringa a difesa di suo figlio non è riuscito a spendere una parola non dico di comprensione, ma almeno di umana attenzione, nei confronti della ragazza presunta vittima dello stupro. Nulla. Anzi, il vate di M5s ha fatto ricorsi ai triti argomenti che in queste vicende siamo soliti ascoltare: la ragazza era consenziente, cioè, per dirla volgarmente, ci stava. E quindi è lei la colpevole, è lei, anche moralmente, da mettere sul banco degli imputati, non mio figlio e i suoi amici. Che tristezza. C'è poi l'aspetto politico. Grillo e i suoi hanno usato la giustizia come una clava politica con cui colpire senza pietà gli avversari. Un avviso di garanzia, un sospetto bastavano per scatenare campagne di odio, per anticipare condanne, per mettere all'indice gli avversari. Ora invece, poichè sulla graticola giudiziaria è finito suo figlio, il Garante pentastellato si trasforma in garantista e attacca i giudici, con la pretesa di emettere lui la sentenza. Comunque finirà il processo abbiamo assistito a un indegno spettacolo.

Ultimo aggiornamento: 11:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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