Venezia e i suoi locali vanno ripensati, ma senza farsi deviare da letture ideologiche della realtà

Mercoledì 13 Maggio 2020
Gentile direttore,
leggo che i ristoratori di Venezia innalberano la loro indignazione perchè le imminenti aperture delle attività saranno regolate con severità. Probabilmente immaginavano una riapertura libera di condizionamenti in cui realizzare il loro profitto, incuranti della salute degli avventori . In pratica, alimentare nuovi focolai di contaggio in città. Inoltre, quale profitto si sognano di spremere da una città spopolata come Venezia, che fino a solo 2 mesi fa loro stessi, hanno contribuito a decimare pur di pompare la monocultura turistica? Invece dovranno stare un pò a dieta e rigare diritto! E finita la pacchia del neoliberismo ad oltranza, a loro cara.
Hugo Marquez
Venezia
Caro lettore, ho grande rispetto, e anche un pizzico di invidia, per chi nutre solide certezze ed è in grado di far derivare dalle proprie convinzioni la soluzione di ogni problema. Ho però anche sempre pensato che chi guarda troppo il mondo attraverso le lenti dell'ideologia, corre il rischio di diventare strabico, ossia di non cogliere più, ad un certo punto, la profondità della realtà e le sue diverse sfaccettature. Naturalmente posso sbagliarmi. Comunque sia: le severe regole di distanziamento che sono in via di definizione da parte del Comitato tecnico scientifico nazionale, rendono oggettivamente problematica la riapertura di molti locali, soprattutto a Venezia, per gli ovvi e noti problemi di spazio. Non è un'opinione, è un dato oggettivo. Di fronte a questa realtà si può fare spallucce e, magari con un certo compiacimento, pensare: cari ristoratori, cari baristi avete guadagnato tanto in questi anni con il turismo di massa, adesso cosa volete, vi lamentate pure? O invece ci si può interrogare su come si possano trovare soluzioni che concilino le giustissime esigenze di difesa della salute di tutti, con un'altra esigenza: quella di non disperdere un patrimonio che non è fatto solo di facili profitti e di attività acchiappa-turisti, ma anche di competenze e grandi professionalità. A me sembra che questa dovrebbe essere la strada, seppur complessa, da seguire. Anzi: riterrei che soprattutto gli avversari del neoliberismo, dovrebbero essere convinti di ciò. Anche perché dietro questi locali e questeattività di ristorazione ci sono centinaia di posti di lavoro che non potranno essere sostenuti vita natural durante dalla cassa integrazione (sempre ammesso che venga erogata). Il Covid-19 ha messo in discussione molte certezze e costringerà tutti a ridisegnare il proprio modo di essere, di lavorare e di fare impresa. A Venezia, in particolare,questa emergenza sanitaria ha messo a nudo i clamorosi limiti di una monocultura turistica spesso sciatta e indifferente ai destini della città. Ma affrontare il futuro di una città e provare a rimodellarlo sulla base di schermaglie ideologiche o di rivalse, non credo ci porterà molto lontano. Anzi rischia di farci precipitare ancora più in basso.
Ultimo aggiornamento: 14 Maggio, 15:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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