Le correnti nella magistratura non sono uno scandalo purché non servano a spartirsi e pilotare gli incarichi

Venerdì 31 Maggio 2019
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Egregio direttore,
riemerge sui media una vecchia polemica sulle correnti della magistratura, in occasione della nomina del nuovo Procuratore di Roma. Non sono un esperto della giustizia e da cittadino e uomo d'azienda ne ho sofferto qualche volta i ritardi e le carenze ben note, difetti di un sistema che non dipendono certo solo dai magistrati ma dal corpus legislativo, le procedure, l'organizzazione in generale incluso il personale di supporto. Osserverei tuttavia che uno degli effetti devianti del gioco delle correnti riguarda la nomina relativa a ruoli manageriali, come Presidente di Tribunale o di Corte d'Appello. Il lavoro del magistrato, sia che operi da singolo o in un collegio giudicante, è tipicamente individuale. Non è detto che un bravissimo magistrato sia anche altrettanto capace in un ruolo organizzativo - manageriale. È come se un bravo docente universitario, eccellente sia nella ricerca che nella didattica lo sia altrettanto nel ruolo di Rettore.
Aldo Mariconda
Venezia



Caro lettore,
confesso che faccio fatica a comprendere cosa stia realmente accadendo intorno al Consiglio superiore della magistratura e alla nomina del nuovo Capo della procura di Roma, l'incarico più importante d'Italia. Ma è indubbio che tra veleni e veline, inchieste giudiziarie e inchieste giornalistiche, non si respira una buon aria da quelle parti e l'immagine della magistratura ne esce piuttosto malconcia. In particolare per ciò che riguarda il ruolo delle correnti in cui è diviso il mondo delle toghe. Intendiamoci: che all'interno della magistratura ci siano correnti di pensiero organizzate non è uno scandalo. È abbastanza naturale che ci siano visioni culturali e punti di vista diversi sulle modalità di amministrare la giustizia. L'anomalia e lo scandalo sta nell'eccessiva contiguità di alcune correnti alla politica. E, soprattutto, nel sospetto che alcune correnti si muovano come partiti e gestiscano le nomine dentro la magistratura secondo una logica spartitoria e di scambio (questo a me, questo a te), che non premia sempre i migliori e i più capaci, ma spesso i più fedeli o più ammanicati. Per i cittadini e per le imprese non è uno bello spettacolo. E neppure una garanzia di giustizia giusta.
Ultimo aggiornamento: 14:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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