I politici (e il premier) farebbero bene a non avventurarsi in previsioni sul vaccino anti-Covid

Sabato 31 Ottobre 2020

Caro direttore, le fake news oggi sono più numerose delle notizie vere. Ma un sistema mediatico fuori controllo, non può che portare allo sbandamento dell'azione politica, tanto da diventare quest'ultima il megafono principe delle stesse fake news. La prova ? Una bufala istituzionale partita di recente, dalla coppia Giuseppe Conte presidente del Consiglio e Roberto Speranza ministro della Sanità, i quali ,all'unisono, hanno affermato : le prime dosi per la vaccinazione contro il Covit-19, saranno disponibili a dicembre p.v. facendo capire che le troveremo o sotto l'albero o trasportate dai cammelli dei Magi. Una notizia a dir poco malsana per essere forbito, se la medesima fosse apparsa attraverso i giornali, sarebbe stata subito perseguita da una precisa legislazione, che fa pagare chi ha commesso illeciti a mezzo stampa. Che dire dopo una bufala così. 


Giancarlo Parissenti
Mestre


Caro lettore, ai politici e, soprattutto, ai responsabili di governo dare notizie negative non piace mai.

Così, anche in un momento come questo dove di positivo da dire c'è poco o nulla, alcuni si fanno prendere la mano e si lanciano in promesse che non potranno esaudire o in annunci lontani dalla realtà e, come in questo caso, anche dalla logica delle cose. Non c'è niente da fare: è più forte di loro. Purtroppo quando e se sarà pronto e disponibile per tutti il vaccino contro il Covid nessuno in questo momento lo può sapere. Neppure gli scienziati che ci stanno lavorando. Tantomeno il premier Conte che si è avventurato su un terreno da cui un presidente del consiglio dovrebbe tenersi ben lontano, a meno di non essere in possesso di notizie certe e certificate. Che fra due mesi tutti noi potremo tornare a dormire sonni tranquilli e a circolare liberamente perchè finalmente avremo trovato l'arma per sconfiggere il virus, sembra francamente inverosimile. Se così fosse, anche il dibattito di queste giorni potrebbe prendere una piega del tutto diversa. Perchè se avessimo la certezza che nel giro di 60 giorni saremo liberi dall'incubo Covid, anche la strategia per contenerne oggi la diffusione si collocherebbe in una prospettiva diversa: si tratterebbe di fare altri sacrifici, magari anche più pesanti, per qualche altra settimana, poi potremmo però tornare progressivamente alla piena normalità. E chiudere questa triste stagione. Anche per Conte e i suoi ministri sarebbe più facile gestire la situazione. Purtroppo però così non è. E lo sa anche il premier. Le sue sono, con ogni prababilità, parole dal sen uscite. Speranze trasformate in realtà. Meglio, per carità di patria, fingere di non averle neppure ascoltate. 

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