Giusto il sì alle trivelle, ma il contributo del gas marino è marginale e ogni scelta va valutata con grande attenzione

Martedì 15 Novembre 2022

Caro direttore,
il signor Emanuele Pietrini scrive in una lettera al Gazzettino: Volete le trivelle? Bene. Però pagherete tutti i costi che si dovessero venire a creare per effetto dell'abbassamento del suolo. La risposta è: volete il gas? Bene allora pagatelo al costo del mercato senza pretendere aiuti per il caro bollette o bonus. Bisogna scegliere il male minore senza pregiudizi e pensare al nostro paese non al nostro territorio. I sindaci dicono di proteggere il loro territorio quando è il momento di dare però a fronte di disastri eccezionali il territorio diventa di tutti. Ci vuole coraggio e lungimiranza con i veti incrociati non si va da nessuna parte.

Mario Carlon


Caro lettore,
come spesso accade in Italia l'ideologia ha il sopravvento su tutto. L'opinione prevale sulla realtà e ci si divide in partigiani dell'una o dell'altra causa. Sulla decisione di autorizzare l'uso delle trivelle nei nostri mari per estrarre nuovo gas è accaduto esattamente questo. Proviamo a mettere un po' di ordine nella materia e a ragionare anche con l'aiuto di qualche numero. La scelta del governo va nella direzione giusta per almeno due buoni motivi: perchè contribuisce alla diversificazione delle fonti energetiche e perchè supera la cultura del no a prescindere che ha finora impedito anche di sfruttare appieno il gas italiano. Tuttavia non illudiamoci: il gas che possiamo estrarre dall'Adriatico è ben poca cosa rispetto al nostro fabbisogno. Secondo stime recenti le riserve di gas certe, ossia utilizzabili e commerciabili, presenti in Italia ammontano a circa 40miliardi di metri cubi, di cui però oltre il 50% sono onshore, cioè provenienti dalla terraferma (soprattutto dalla Basilicata), solo la quota restante è offshore, si trova cioè dal mare: circa 18 miliardi di metri cubi di gas estraibile nel corso del tempo. Considerato che il fabbisogno annuo (dato 2021) dell'Italia è di 76miliardi di metri cubi, è chiaro che il contributo che il gas dell'Adriatico può garantire alla nostro bilancia energetica è abbastanza marginale. Ciò non toglie che sia una risorsa giustamente da sfruttare. Ma deve essere chiaro che non stiamo parlando di una scelta che ci affrancherà dall'estero o determinerà l'autonomia energetica italiana. A maggior ragione dunque ogni scelta e ogni impianto va valutata sul piano del rapporto rischi-benefici. Ci sono settori del nostro Adriatico in cui certamente si può aumentare la capacità estrattiva senza particolari danni ambientali o economici e altre, come il Polesine, in cui la drammatica esperienza della subsidenza (cioè lo sprofondamento della terra in conseguenza proprio delle estrazioni) consigliano invece grande prudenza e un'analisi scientifica accurata delle possibili conseguenze derivanti dall'avvio di nuove trivellazioni, prima di assumere ogni decisione. Perchè lungimiranza significa guardare lontano, non chiudere gli occhi sulla realtà.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci