Il reddito, prima di distribuirlo, bisogna crearlo. Ed è questa la priorità

Venerdì 8 Giugno 2018
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Gentile direttore,
certamente per il sottoscritto cresciuto con valori ed etica sociale quando questa veniva non solo insegnata ma rigorosamente applicata e praticata, sentir parlare di reddito di cittadinanza, a primo impatto, viene da rifiutare un simile progetto. Ma a mente fredda e vedendo come è ridotta la nostra società giovanile, specialmente al Sud, ora approvo tale scelta. Mi spiego senza far tante analisi sociologiche populiste o progressiste, ma guardando realtà quotidiana. Da anni e anni manteniamo a 35 euro al giorno centinaia di migliaia di giovani di Stati Africani, Asiatici senza che questi ne abbiano nessun diritto. La maggior parte di loro viene qua perché sa che in Italia verranno accolti, mantenuti e sfamati. Domanda: perché questo non può accadere anche per i nostri giovani? Così almeno ci sarà quella pari uguaglianza e integrazione al lavoro che oggi non c’è. Per di più il reddito di cittadinanza costerebbe solo 780 euro, pari a 26 euro al giorno e non 35 euro.


Ilario Lama
Venezia


 Caro lettore,
comprendo lo spirito del suo ragionamento.
Ma l’assistenzialismo, di qualsiasi tipo e in qualsiasi forma, va contenuto e ridotto, non allargato. Soprattutto in un paese come l’Italia. L’accoglienza dei migranti è già molto onerosa per le casse dello Stato. Va meglio gestita e organizzata, non mutuata ad altre realtà. Inoltre va fatta un’altra considerazione: si fa presto a parlare di reddito di cittadinanza o a prometterlo. Ma qualsiasi reddito per poter essere distribuito, va prima prodotto. E per produrre reddito, occorre creare lavoro. Quindi questo deve essere il primo e principale obiettivo, altrimenti non si va molto lontano. C’è poi un altro aspetto da valutare. Il reddito di cittadinanza, almeno nella sua formulazione originaria, oltre ad essere ben difficilmente sostenibile dai bilanci pubblici italiani è anche sbagliato e distorsivo come messaggio, in particolare per le giovani generazioni. Fa credere che si possa vivere, o magari anche solo sopravvivere, senza lavorare e senza dare il proprio contributo alla crescita di una comunità. Non mi sembra ciò di cui oggi abbiamo bisogno.
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