​Il taglio dell'Irpef e la fine almeno del primo renzismo

Sabato 15 Aprile 2017
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Egregio direttore,
alla fine neppure questa volta l'Irpef calerà. Il governo Gentiloni, smentendo il suo predecessore Renzi, ha deciso che non ci sono le condizioni ( vale a dire i soldi) per tagliare le tasse sui redditi. Era già successo con Berlusconi e con altri: dopo le promesse, poco o nulla. Renzi però ci aveva spiegato che tagliare le tasse è di sinistra e che quindi lui, premier targato Pd, avrebbe ridotto anche l'Irpef. Peccato che un altro governo, pure di sinistra e composto dagli stessi ministri del governo Renzi, abbia deciso il contrario. Misteri della politica. L'unica certezza è che l'Irpef non si tocca e noi continuiamo ad essere tartassati.


Luca Bertolini
Padova


Caro lettore, 
la cancellazione dell'annunciato e più volte promesso taglio dell'Irpef è la conferma ufficiale che la stagione del primo renzismo si è chiusa. Non sappiamo se ce ne sarà una seconda e quando si aprirà. La tabella di marcia dell'ex premier sembra abbastanza chiara: stravincere il congresso del Pd e andare quanto prima alle elezioni, anche prima della fine dell'anno e riconquistare Palazzo Chigi. Aldilà di un non scontato esito elettorale, non sarà facile raggiungere questo obiettivo anche perchè il presidente della Repubblica ha fatto chiaramente capire di preferire che la legislatura si chiuda nei suoi tempi naturali. 

Tuttavia Renzi non è uomo a cui mancano fantasia, determinazione e spregiudicatezza. Ciò che all'ex premier sembra piuttosto far difetto in questo momento è una strategia politica nuova e diversa da quella che ha caratterizzato il suo primo mandato da presidente del consiglio. Le indicazioni che sono giunte dal dibattito interno alla maggioranza che ha prodotto il varo della recente manovra finanziaria sono, da questo punto di vista, perlomeno contraddittorie: oltre al mancato taglio dell'Irpef e la precedente, discutibile cancellazione dei voucher, si è registrata una decisa frenata sul fronte delle privatizzazioni mentre si sono acuiti i contrasti con i ministri economici Padoan e Calenda, peraltro scelti entrambi da Renzi quando era premier. E non parliamo della riforma elettorale, che continua ad essere per tutti una sorta di oggetto misterioso. Insomma, l'ex sindaco di Firenze ha tutto il diritto di ambire a tornare al più presto a Palazzo Chigi: dovrebbe però anche provare a spiegare con più chiarezza al Paese per fare cosa. 
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