Certa sinistra usa la minaccia dell'Uomo nero per non fare i conti con la storia e con i propri ritardi

Giovedì 9 Maggio 2019
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Egregio direttore,
la vicenda del salone di Torino con un editore che non si fa scrupolo alcuno di dichiarare la sua ammirazione per il fascismo e pubblica un libro su Matteo Salvini, mi convince che la nostra democrazia sta scivolando su una brutta china. Qualcuno dice che il fascismo è definitivamente morto, ma io credo che possa risorgere sotto altre forme. E quella di Salvini e della sua “nuova” Lega potrebbe essere una di queste. Lei cosa ne dice?

Angelo Ballan
Treviso


Caro lettore,
qualche giorno fa mi è capitato di leggere un intervento che Enrico Berlinguer pronunciò in un comitato centrale del Pci ( era il 20 febbario del 1984) contro Bettino Craxi. Il segretario comunista accusava il leader socialista di «esprimere una mentalità di regime, che ha più volte manifestato con la sua intolleranza verso il Parlamento». Non solo: «Il suo decreto è un attentato alle libertà dell’ordinamento democratico». E se non bastasse, ecco l’affondo finale: «Craxi logora il paese ed è avviato a determinare una crisi politico istituzionale dalle conseguenze imprevedibili». Non siamo alle accuse di socialfascismo che qualche anno prima erano state rivolte dal Pci a Giuseppe Saragat, reo di aver rotto l’unità a sinistra, ma poco ci manca. Perchè ricordo queste parole abbastanza “preistoriche”? Perchè è una storia che si ripete: ogni volta che la sinistra italiana - vetero, post o ex comunista - si trova di fronte un avversario che ne contrasta i disegni o la sconfigge sul piano elettorale, ecco che appare, minacciosa, l’immagine dell’Uomo nero, il nemico della democrazia che, come tale, va abbattuto. Accadde con Craxi, accadrà poi con Berlusconi e accade oggi con Salvini. È persino inutile soffermarsi sulle differenze di storia, pensiero e cultura politica che dividono un leader nato e cresciuto nel movimento socialista europeo come Craxi, dall’attuale capo leghista. Eppure entrambi sono finiti nella lista nera dei custodi della democrazia. Può sembrare paradossale, ma non lo è. Perchè la sinistra italiana, o almeno una parte importante di essa, ha spesso usato la minaccia dell’Uomo nero per demonizzare gli avversari ed evitare di fare i conti se non con la storia, almeno con la realtà politica. Ieri come oggi. L’emergenza del nostro tempo non è il ritorno del fascismo, ma le risposte a temi chiave del presente e del futuro: il disfacimento del ceto medio, lo spaesamento e le incognite dei flussi migratori crescenti, il destino di un’Europa ripiegata su se stessa di fronte alla globalizzazione e agli squilibri enormi che porta con sè. Di fronte a questo mondo mutante la sinistra appare incapace di offrire chiavi di letture e risposte originali. E se non le troverà non si salverà immaginando e inseguendo altri Uomini neri.
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