I veri lavoratori fragili sono quelli che nei prossimi mesi rischieranno il posto, non gli insegnanti over 55

Mercoledì 2 Settembre 2020
Caro Direttore
ha dell'inverosimile leggere che un congruo numero di insegnanti ritengono di dover essere esentati dal ritorno in aula perchè over 55. In un Paese di vecchi, in cui la vita media supera da tempo gli 80 anni, definire fragili i lavoratori cinquantacinquenni è una follia. Evidentemente questi docenti, non paghi di avere uno stipendio sicuro, di essere illicenziabili, di avere le ferie più lunghe fra tutti gli occupati, avevano accarezzato il sogno di continuare a restare a casa anche il prossimo anno scolastico, ovviamente regolarmente pagati. E tutti gli altri over 55 che lavorano nel privato, o anche nel pubblico tipo il personale sanitario o gli addetti ai trasporti? Sono figli della serva? Stia attento il Governo a non spaccare il mondo del lavoro assecondando queste richieste di esonero del personale della scuola. Chi ha seri problemi di salute, verificati, deve essere tutelato, ma per gli altri o c'è l'aspettativa non retribuita, o nei casi estremi la precettazione.
Umberto Baldo
Abano Terme (Pd)



Caro lettore, 
voglio sperare che si tratti di casi limitati, perchè sarebbe scandaloso se succedesse davvero ciò che qualcuno ha paventato e cioè che una quota importante di maestri e professori, considerati fragili per ragioni di età, si rifiuterebbe di riprendere servizio perchè si considera a rischio Covid. Ci sono certamente situazioni in cui le condizioni di salute del singolo insegnante sconsigliano, nel delicato contesto attuale, il ritorno a scuola. Ma se il fenomeno riguardasse migliaia di insegnanti, saremmo di fronte a qualcosa di vergognoso e inaccettabile. Certamente nei confronti di altre categorie di lavoratori pubblici, e non penso solo al personale sanitario, che in tutti questi mesi, indipendentemente dall'età, hanno continuato a lavorare, sobbarcandosi spesso ritmi e orari eccezionali. Ma anche, e soprattutto, nei confronti dei lavoratori del settore privato a cui non è stata data alcuna possibilità di scelta: sono stati lasciati a casa, collocati in cassa integrazione e hanno dovuto spesso attendere mesi per ottenere il loro stipendio (comunque ridotto). Non solo: una parte di loro, nei prossimi mesi, quando verrà meno il divieto di licenziamento stabilito dal governo per l'emergenza Covid, si troverà di fronte lo spettro della disoccupazione. Penso che i veri lavoratori fragili di cui dovremmo preoccuparci siano questi. Gli altri sono, nella stragrande maggioranza, soggetti iper-garantiti che cercano di sfruttare una situazione di oggettiva difficoltà, attenti esclusivamente ai loro personali interessi. Voglio sperare che almeno non trovino nelle forze sindacali un sostegno a queste loro egoistiche, personali e vergognose rivendicazioni.
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