Lo sciopero del 17, il diritto di scioperare e quello di lavorare: quando la battaglia sindacale diventa politica

Mercoledì 15 Novembre 2023

Caro direttore,
la Cgil e la Uil sono state bocciate dalla commissione di garanzia sugli scioperi. Quello indetto per venerdì non è generale, dice il garante, e quindi bisogna rispettare le fasce di garanzia, soprattutto nei trasporti, per consentire a lavoratori, studenti e chiunque altro di poter svolgere le proprie attività. Maurizio Landini, il capo del sindacato di Corso d'Italia replica che faranno lo stesso come avevano deciso. Matteo Salvini ribatte minacciando sanzioni e precettazioni. Un corto circuito che danneggia proprio il diritto di sciopero ridotto a polemica politica spicciola nel battibecco tra il leader sindacale e il ministro delle infrastrutture. Un braccio di ferro che riduce una delle conquiste più importanti dei lavoratori, codificata nella Costituzione, a questione personale e ridicola da una parte e dall'altra.

Antonio Cascone
Padova


Caro lettore,
proverei ad attenerci ai fatti e a lasciare da parte le polemiche politiche.

La Costituzione e il nostro ordinamento tutelano il diritto di sciopero, ma tutelano anche il diritto al lavoro e quello all'autodeterminazione delle persone. Difendono cioè anche la facoltà di un dipendente di scegliere se aderire o meno a una mobilitazione sindacale, astenendosi dal lavoro. E il primo diritto, quello di sciopero, non ha un valore superiore agli altri due. Non sono un giurista, ma mi sembra evidente che nel caso della mobilitazione indetta da Cgil e Uil, né il diritto al lavoro né all'autodeterminazione sarebbero adeguatamente garantiti. Un blocco totale dei trasporti (oltre che della scuola, del pubblico impiego e di una serie di altri servizi pubblici) come quello previsto per l'intera giornata di venerdì 17, renderebbe infatti impossibile per una grande quantità di persone recarsi al proprio posto di lavoro. O li obbligherebbe a farlo sopportando molti disagi, anche economici. Costringerebbe cioè a scioperare anche persone che non sono impiegate nei settori per i quali è stato indetto lo sciopero e renderebbe difficile presentarsi in ufficio o in azienda anche a quei lavoratori che sono contrari a questa astensione, come per esempio gli iscritti ad altri sindacati, la Cisl prima di tutti, che non hanno aderito all'iniziativa di Cgil e Uil. Per queste ragioni è intervento il Garante. Il quale non ha messo in discussione il diritto di sciopero né chiesto di annullare la mobilitazione contro la manovra economica del governo. Ha invece chiesto a Cgil e Uil, per ciò che riguarda il settore dei trasporti, di rimodulare lo sciopero, cioè di prevedere orari e forme di blocco di tram e bus che, ridotte, garantiscono a chi vuol andare a lavorare di poterlo comunque fare. Cgil e Cisl hanno opposto un rifiuto a tali richieste e considerato l'intervento del Garante lesivo delle libertà sindacali. Una posizione che anche giuslavoristi vicini al centro-sinistra hanno criticato. Ma quando la battaglia sindacale diventa battaglia politica, le regole cambiano. E le leggi si interpretano diversamente.

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