Ancora sullo sciopero dei dipendenti pubblici: un lettore si indigna con me, ma dovrebbe farlo con i sindacati

Sabato 5 Dicembre 2020

Buongiorno direttore, sono un dipendente pubblico indignato per la sua risposta alla lettera di ieri.

Lei fa l’elenco di tutti i “benefici” di cui stanno godendo gli statali in questo periodo, per sostenere la sua contrarietà allo sciopero del 9 prossimo. Premesso che io non sciopererò, le voglio comunicare, caso mai non lo sapesse, che i dipendenti pubblici sono gli unici lavoratori che in questo 2020 hanno regolarmente lavorato per tutte le ore previste dal loro contratto, quindi non vedo per quale motivo avrebbero dovuto subire le purtroppo pesanti ripercussioni di chi è rimasto a casa in Cig o ha dovuto chiudere l’attività. In secondo luogo, sempre se non lo sa, ai dipendenti pubblici sono richieste attività che non sono normate o dove ci sono enormi buchi legislativi, ma nonostante questo nessuno si è tirato indietro nello svolgere il proprio lavoro; eppure lei sottolinea lo “schiaffo” ai lavoratori sfortunati e meno tutelati. E insiste pure sui “doveri”... Lei ha il dovere morale di informarsi prima di emettere giudizi o, come in questo caso, sentenze. Le auguro delle serene festività.

Andrea Muraro

Caro lettore, ma quali sentenze! Le mie sono opinioni e come tali, possono essere condivise o meno. Non ho alcun pregiudizio nei confronti dei dipendenti pubblici. Né tantomeno, nella mia risposta, ho affermato che gli “statali” non abbiano fatto il loro dovere o non abbiano lavorato le ore previste dal contratto. Escludo che, come sostiene lei, siano gli unici ad averlo fatto nel corso di quest’anno. Ma ho detto cose diverse. Ho spiegato che i lavoratori pubblici sono oggettivamente più tutelati degli altri. Una condizione (e badi bene: non parlo di un privilegio) il cui valore è emerso chiaramente in questo periodo che ha visto e vede tanti lavoratori del privato costretti a stare a casa in cassa integrazione o a vivere con la prospettiva di perdere il lavoro. E non perché non abbiano fatto il loro dovere o non siano disposti a lavorare le ore previste dal loro contratto. Ma perché gli uffici, i negozi, le fabbriche in cui operano sono fermi in parte o del tutto.

O perché le aziende di cui sono dipendenti, per ridurre i costi in questa fase difficile, hanno scelto, potendolo fare, di utilizzare la cassa integrazione che, le ricordo, prevede una decurtazione del 20% circa sul normale stipendio. Al contrario, quando alcuni uffici pubblici sono rimasti chiusi o non hanno funzionato a pieno regime, e in questo periodo è accaduto, gli addetti non hanno subito alcuna penalizzazione salariale. Meglio così, naturalmente. Ma per tutte queste ragioni, ritengo lo sciopero del 9 dicembre un errore e un’offesa. Perché ci sono momenti in cui sulle rivendicazioni, anche se giuste e legittime, devono prevalere la consapevolezza, il senso di responsabilità e, aggiungo, il rispetto per chi sta pagando un prezzo più alto alla crisi. E poiché lei non sciopererà forse non dovrebbe indignarsi con me, ma con chi questo sciopero lo ha indetto. Ricambio di cuore i suoi auguri.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci