I dubbi e le critiche sono legittime, basta però essere consapevoli che la scienza non è un gioco di prestigio

Sabato 6 Novembre 2021
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Buongiorno direttore,
premetto che non sono un no vax e non credo nelle teorie complottiste. Lunedì scorso al programma Un giorno da pecora, il professor Pregliasco ha detto che l'immunità con il vaccino J&J dura per due mesi. A questo punto il conduttore della trasmissione gli chiede Ma se l'immunità dura due mesi perché il green pass vale per 12 mesi?. Pregliasco risponde Ma questa non è una decisione scientifica, è una decisione tecnico politica. Rimango allibito: che ci stessero prendendo in giro lo sospettavo da tempo, ma sentirselo dire in faccia da un po' di fastidio. Il 4 Novembre leggo su un quotidiano che i dati della sperimentazione del vaccino Pfizer sono stati alterati, se pure involontariamente. Per l'autore dell'articolo però il problema non è questo ma consiste nel fatto che i no vax potrebbero sfruttare la notizia a loro favore. A questo punto mi chiedo ma in che mondo stiamo vivendo: solo a me che queste cose appaiono incomprensibili?

Pierluigi Frassetto
Cornuda(Tv)

Caro lettore,
alcuni scienziati, prima di andare in televisione, dovrebbero avere l'obbligo di partecipare a un corso di comunicazione, che spieghi loro l'importanza delle parole.

Pregliasco è intervenuto per precisare un'affermazione quantomeno avventata del suo collega Crisanti, non nuovo a questo genere di uscite, sulla copertura del vaccino J&J. Pregliasco ha spiegato che la carica immunitaria di questo vaccino dopo due mesi cala, non scompare. Sono due cose molto diverse. Ma il problema di fondo credo sia un altro. Le critiche, i dubbi, gli interrogativi sono sempre utili, anzi necessari. Non dobbiamo però dimenticarci che fino a due anni fa il Covid era un oggetto sconosciuto. Anche per scienziati e medici, cioè per quelle stesse persone che in questi decenni con il loro lavoro e le loro ricerche hanno sconfitto molto malattie, ci hanno consentito di vivere molto più a lungo o di convivere con patologie un tempo mortali. La scienza non è un gioco di prestigio. Non c'è, purtroppo, la bacchetta magica. È un percorso, spesso lungo, per raggiungere un risultato, fatto di tentativi, di approssimazioni e anche di errori. È stato così per tanti altri virus e morbi letali. È così anche per il Covid. Strada facendo le nostre conoscenze e informazioni migliorano, si acquisiscono nuovi dati e si perfezionano le armi a disposizione per combattere il virus. C'è una strada diversa e migliore di questa? Personalmente non la conosco. È possibile che in alcuni dei vaccini di cui oggi disponiamo abbiano una carica immunitaria più limitata o un'efficacia più vicina al 90% che al 100%. Ed è probabile che fra uno o due anni disporremo invece di vaccini più efficaci. E magari rivedremo criticamente anche alcune scelte fatte in questi mesi. Nel frattempo però abbiamo salvato la vita a centinaia di migliaia di persone. Non è proprio un dettaglio. E varrebbe la pena di riflettere su queste cose quando di fronte a qualche notizia o affermazione restiamo, magari comprensibilmente, scettici od anche allibiti. 

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