Il no a Savona ha lacerato il Paese ora evitiamo altre fratture

Martedì 29 Maggio 2018
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Caro Direttore,
in un recente passato ho accusato il Suo giornale di schierarsi con stampa di regime compatta contro il cambiamento: devo riconoscere viceversa che in queste due settimane in cui Lega e 5 Stelle hanno tentato appunto di avviare questo cambiamento Il Gazzettino ha tenuto una linea neutrale. Per questo motivo desidero una Sua autorevole opinione su alcune considerazioni. Parlare di impeachment nei confronti di Mattarella mi sembra esagerato: se, come sembra, rifiutare la nomina di un ministro rientra nelle sue prerogative, l'idea di metterlo sotto accusa è assolutamente inutile. Dal mio punto di vista semmai si può imputare a Mattarella che rifiutare la nomina di un ministro come Savona, già ministro del governo Ciampi (ricordiamoci uno dei padri fondatori o comunque uno dei sostenitori più convinti dell'Unione Europea) puzza un pochino di asservimento, non so se solo a fattori esterni (leggi Germania, viste le giuste critiche fatte da Savona) o anche a forze interne (ricordiamoci che questo Presidente è stato voluto fortemente da Renzi e rappresenta l'ultimo baluardo del Sistema). Comunque se questo è vero, sarà un problema di coscienza di Mattarella. Mi sembra viceversa che radicalizzare il problema su Savona (che avrebbe portato l'Italia fuori dell'Europa), quando la campagna elettorale e ancor più il contratto di governo non lo contemplava, otterrà proprio l'effetto opposto e la prossima campagna elettorale dell'asse giallo-verde potrebbe prevedere proprio questa opzione.


Pietro Spera
Padova


Caro lettore,
la ringrazio per la sua benevolenza. A lei forse apparirà strano, ma noi siamo semplicemente abituati a ragionare con la nostra testa. Non con quella di una presunta stampa di regime o di anti-regime. Talvolta sbagliamo, talvolta no. Ma sempre da soli. Sulla crisi istituzionale che si è aperta con il fallimento dell'incarico a Conte abbiamo assunto, anche con l'efficace commento di Marco Gervasoni di ieri, una posizione un po' diversa da quella di tanti osservatori. Ci rifiutiamo di partecipare all'ennesima disfida tra guelfi e ghibellini e anche di commentare idee balzane e pericolose come l'accusa di alto tradimento nei confronti del Capo dello Stato. Non è in discussione la legittimità dei comportamenti di Mattarella, che ha esercitato fino in fondo le sue prerogative. Bensì le conseguenze politiche di ciò che sta accadendo.

Quello che resta dopo il no del Quirinale ad accettare come ministro dell'economia Paolo Savona, è una frattura istituzionale profonda, ma anche una lacerazione netta del Paese reale. L'idea che il principale ministro di un governo debba essere gradito a Bruxelles o a Berlino prima che ai partiti che hanno ricevuto il consenso dagli elettori, non è così scontato per tutti i cittadini italiani. Certamente non lo è per la gran parte di coloro che hanno votato M5S e Lega. E non solo per loro. Sarebbe un errore sottovalutarlo e creare nuove, ulteriori divaricazioni nel Paese.
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