I telespettatori, gli aspiranti martiri e la politica: tre riflessioni sulle polemiche intorno a Sanremo

Martedì 14 Febbraio 2023

Caro direttore,
il festival di Sanremo appena trascorso, a guida Fiorello-Amadeus, credo possa essere considerato il più schierato della storia. I temi trattati infatti ogni anno sono sempre quelli: razzismo, omosessualità, libertà della donna. Tutti temi importanti, attuali, degni della massima attenzione. Ma perché invece per una volta non si parla di quelli che non si possono sposare per mancanza di lavoro, di quelli che lavorano 10 ore al giorno per 1000 euro al mese, oppure della pazienza che ci vuole a crescere un figlio oggi. Forse perché mettere una campionessa di colore a parlare di razzismo fa più comodo?

Lettera firmata


Caro lettore,
le critiche all'ultima edizione di Sanremo non sono solo legittime ma in molti casi del tutto giustificate. E gli ascolti record non possono essere usati per zittire ogni voce negativa. Tuttavia, prima di far calare ( finalmente) il sipario su questa ultima edizione del Festival, mi permetta alcune considerazioni, che forse non saranno del tutto condivise da alcuni lettori.
La prima. Come ho già avuto modo di scrivere non bisogna dimenticare che stiamo pur sempre parlando di uno spettacolo. Che quindi va giudicato e seguito con la necessaria leggerezza e il giusto disincanto come mi pare del resto abbiamo fatto i molti milioni di telespettatori che hanno visto Sanremo e continuato a vederlo per cinque giorni, restando in massima parte indifferenti alle pseudo- provocazioni sessuali o alle iniziative da guitto politico di qualche presunto artista. La leggerezza è l'atteggiamento più efficace per non cadere nelle trappole mediatiche ed evitare ciò che è invece immancabilmente successo: da giorni il dibattito politico in Italia è monopolizzato da Sanremo e dalle performance di qualche cretino di talento (nel senso dell'abilità che ha nel far parlar di sè) . Siamo così convinti che in Italia non ci sia qualcosa di più importante e qualificante di cui parlare, su cui discutere e, se del caso, dividersi?
La seconda. La politica e tanti commentatori non dovrebbero sottovalutare i cittadini e il pubblico televisivo, la loro intelligenza e capacità di giudicare. Su tanti temi, dalla politica alla sessualità, le persone hanno in larga parte maturato una loro consapevolezza e sono spesso un passo avanti (e magari anche due o tre) rispetto ad alcuni politici e a tanti osservatori. Non hanno bisogno di essere educati. E non saranno certo le esibizioni del Fedez di turno o gli inviti di due attempati rapper a legalizzare le droghe leggere che faranno cambiare idea a tante persone o influenzeranno il voto di milioni di italiani.
La terza. Bisogna evitare di cadere nel gioco di chi non aspetta altro che trasformarsi in una presunta vittima della censura o delle scelte politiche del governo in carica. Abbiamo già sventato il tentativo di far passare per martire un terrorista condannato all'ergastolo, vogliamo forse far assurgere al ruolo di novello perseguitato e di alfiere della libertà d'espressione, il marito iper tatuato di una celebre influencer?
 

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