C'è una linearità tra la resistenza italiana e ucraina. Chi non la vede è incapace di andare oltre l'ideologia

Domenica 24 Aprile 2022
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Caro Direttore,
la ricorrenza del 25 aprile quest'anno non potrà essere una riedizione dello stanco rito laico il cui simbolismo si affievolisce a mano a mano che dei testimoni diretti, dei combattenti di allora, sono rimasti solo i valori ideali che li spinsero alla lotta armata. E sarà impossibile intonare Bella Ciao nelle piazze senza rivolgere almeno un pensiero agli Ucraini, che una mattina di febbraio si sono svegliati trovando l'invasor. E, nonostante gli incomprensibili distinguo ed i tentennamenti dell'Anpi, sarà altrettanto impossibile non equiparare la resistenza dei nostri ragazzi con quella degli ucraini che adesso combattono una lotta impari contro l'aggressore russo. Allora, come adesso, non si tratta di una questione militare, non si tratta di armi, ma della dignità e del desiderio di libertà di un intero popolo.


Umberto Baldo


Caro lettore,
i tempi sono diversi e diverse sono le condizioni storiche, ma c'è un evidente linearità tra il nostro 25 aprile e la guerra che stanno combattendo gli ucraini. Oggi come ieri c'è un popolo che combatte contro l'invasore. Oggi come ieri c'è un popolo che lotta contro un dittatore e per la propria libertà e la democrazia. Oggi come ieri c'è un popolo che soffre per la volontà di potenza imperiale di un despota che fa strame di ogni regola del diritto internazionale e di ogni principio. Questo è ciò che conta. I tanti distinguo che abbiamo ascoltato in questi giorni e i tentativi di mettere sullo stesso piano nel conflitto odierno aggredito e aggressore, esprimono la difficoltà a comprendere il momento storico che stiamo vivendo o mascherano l'incapacità di fare una scelta chiara, oltre le ipocrisie e le derive post ideologiche.
 

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