All'Italia più che un Parlamento meno numeroso, serve un Parlamento più efficiente e competente

Giovedì 17 Settembre 2020
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Caro Signor Direttore,
nel corso di un TG serale l’on. Luigi Di Maio rispondendo alle domande della giornalista motivava il perchè del SI al referendum per la riduzione dei parlamentari, con particolare rilevanza e testuali parole “sono troppi”. Non posso dargli del tutto torto tanto che lo metterei al primo posto della lista di quei troppi. In proposito vorrei fare qualche considerazione sull’esito del referendum a) se vince il SI Di Maio dovrebbe far aprire la crisi di governo in modo tale che i Cittadini possano andare a votare il nuovo Parlamento ridotto; b) se dovesse prevalere il NO, per coerenza, dovrebbe dimettersi senza possibilità di surroga, sarebbe un passo avanti per la riduzione dei parlamentari da lui e dal suo movimento tanto agognata.

Celeste Balcon

Caro lettore,
non sono contrario a una riduzione dei parlamentari. Credo però che in questo momento il nostro Paese abbia soprattutto un problema di qualità della classe politica più che di quantità. L’Italia ha bisogno di un Parlamento più snello, efficiente e competente. Più rapido nel decidere e senza l’obbligo della doppia lettura (Camera e Senato) per ogni legge. Che questi obiettivi si possano raggiungere con un semplice taglio di forbici al numero di deputati e senatori ho molti dubbi. Quanto a Di Maio, la riduzione dei parlamentari è sempre stato un cavallo di battaglia dei 5 stelle. Oggi è diventata, in particolare per i vertici del Movimento, la battaglia della vita. Come tutti i sondaggi indicano, i 5 stelle usciranno dal voto del 20-21 settembre per le elezioni amministrative con percentuali marginali, ben lontane dai fasti delle ultime politiche. Da alcune regioni i pentastellati potrebbero persino essere esclusi per non aver ottenuto voti sufficienti a far eleggere un loro rappresentante. Una chiara vittoria del Si al referendum è dunque decisiva, rappresenta la loro ancora di salvezza e il paracadute a cui affidare il proprio futuro politico e personale. Non bisogna infatti essere sofisticati analisti per capire che, se prevalesse il No, il declino del Movimento 5 stelle sarebbe irreversibile e le conseguenze sul governo Conte facilmente immaginabili.
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