Caro Direttore,
Gottardo Todaro
Arquà Petrarca (Padova)
Caro lettore,
credo siano numerosi gli amministratori che hanno interpretato il loro ruolo di sindaci, assessori, presidenti o consiglieri con il senso etico e di servizio che ha contraddistinto Armando Gennaro. È evidente il contrasto stridente e avvilente tra questa cultura della cosa pubblica e gli episodi di corruzione all'Europarlamento che la cronaca giudiziaria ci consegna in questi giorni. Ma gli esempi e le esperienze dei singoli, per quanto importanti, rischiano di farci perdere di vista il vero cuore del problema. Perchè per la sua vastità, la sua pervasività e per il peso dei personaggi coinvolti, lo scandalo emerso a Bruxelles, non è liquidabile semplicemente come una vicenda di comportamenti individuali sbagliati e malavitosi, antiteteci ad altri virtuosi ed esemplari. Qui emerge una questione più complessa che chiama in causa le classi dirigenti della politica, la loro capacità di trasferire, non solo di applicare, un'idea di etica pubblica; il loro dovere di vigilare sui comportamenti e di fare in modo che le istituzioni non vengano piegate agli affari. Derubricare queste tangenti e tutto ciò che sta emergendo intorno ad esse, come debolezze o errori personali, significa non volere davvero fare i conti con ciò che sta accadendo, con le sue cause e con le responsabilità politiche prima che penali.
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