Soci, crediti e vertici all'oscuro: le singolari verità del processo per il crac della Banca Popolare di Vicenza

Giovedì 23 Maggio 2019
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Caro Direttore,
durante una seduta del processo per il crack della Banca Popolare di Vicenza, l'ex Presidente Gianni Zonin ha dichiarato che il Consiglio d'amministrazione non poteva sapere su quanto stava accadendo e che è molto dispiaciuto per le perdite che hanno subito gli azionisti. In pratica secondo Zonin le responsabilità sono di altri. Boh, forse di impiegati o imprese di pulizia delle filiali? Sono loro gli artefici delle baciate e di altre discutibili operazioni? Di cosa parliamo? Tengo solo a precisare che ogni operazione è stata controllata e avallata con il benestare del Presidente e/o amministratori o di capi area, usando anche violenta e continua pressione sugli impiegati.
Rimo Dal Toso
Padova


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Caro lettore,
non so se ci furono pressioni più o meno serrate sui dipendenti. Non ho quindi elementi per confermare o smentire quanto lei afferma e non ho neppure alcuna intenzione di sostituirmi ai giudici: sul disastro della Banca Popolare di Vicenza c'è un processo in corso e vedremo a quali conclusioni arriverà e che sentenze emetterà. Certamente è un po' curioso che il consiglio d'amministrazione di una delle principali banche italiane e suoi massimi vertici ignorassero le modalità e le condizioni con cui venivano gestite operazioni con clienti per l'ammontare di centinaia di milioni di euro. Non ho una grande consuetudine con i consigli d' amministrazione e i comitati esecutivi di banche e finanziarie, ma mi sembrerebbe un po' singolare che l'organo di governo di un istituto come la Popolare di Vicenza fosse del tutto all'oscuro delle pratiche in uso all'interno dell'istituto. Per anni i clienti più importanti se volevano ottenere linee di credito dovevano anche acquistare robusti pacchetti di azioni della banca e il cda nulla sapeva? Non solo: alcuni di loro venivano finanziati e remunerati con discreti tassi d'interesse per comprare titoli e partecipare agli aumenti di capitale della banca e anche questo avveniva nell'inconsapevolezza di consiglieri, vice-presidenti e presidente? Naturalmente tutto può succedere e ogni verità va rispettata fino a prova contraria. Ma se in una banca delle dimensioni e dell'importanza della Popolare di Vicenza potevano accadere cose del genere; se potevano essere violate regole e leggi senza che il consiglio d'amministrazione e la sua presidenza ne sapessero pressoché nulla, allora non possiamo neppure sorprenderci che le cose a Vicenza siano andate come ben sappiamo. E che quella banca ora non esista più.
Ultimo aggiornamento: 15:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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