Gli eccessi dei poteri locali sono (anche) la conseguenza della debolezza del potere centrale

Sabato 7 Novembre 2020
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Egregio direttore, 
grandi le “qualità” che gli amministratori locali tutti, dai presidenti di regione ai sindaci, mettono in mostra con riguardo a coraggio, senso di responsabilità e coerenza. Quando si cavalcava l’onda alle riaperture, c’era la loro corsa a quelle autonomie ed aperture che sono la base degli enormi problemi odierni, riempiendo ovunque discoteche nonché spiagge, ristoranti e piazze, senza mai avere il coraggio d’intervenire di fronte a tanti episodi d’evidente pericolosità. Andando ora (lentamente, purtroppo) verso una chiusura, hanno tutt’altra idea. Quando il governo adombrò l’idea d’impedire le movide lasciando ai sindaci d’individuare le strade da interdire, si sollevò gran protesta chiedendo fosse il governo a decidere! Cioè, secondo loro, a Roma dovevano sapere, in tutte le migliaia di città, paesi o villaggi se fosse meglio chiudere via Roma o via Garibaldi. Nella gravità odierna vogliono solo decisioni romane, non volendo assumere, verso il loro mondo, alcuna responsabilità. Salvo poi il pavido coraggio di manifestare contro le (parziali) decisioni governative, sostenendo, nonostante ospedali pieni e centinaia di morti al giorno e non si sa in base a cosa, che il governo dovrebbe fare marcia indietro. Questi signori non dimostrano né coraggio, né senso di responsabilità, né coerenza. Hanno cercato e voluto l’incarico. Si prendono gli appannaggi e ogni relativo vantaggio, ma non vogliono assumersi responsabilità! Cosa ne pensa, signor Direttore?

Piero Zanettin


Caro lettore, 
penso che alcune delle sue affermazioni siano condivisibili.

Ma fare di tutta un’erba un fascio è modo un po’ riduttivo di analizzare la realtà. Non tutti sindaci, non tutti gli assessori, non tutti i presidente di regione si sono comportati nello stesso modo e hanno agito senza coraggio o con scarso senso di responsabilità. Del resto se così fosse, non si spiegherebbero alcuni recenti risultati elettorali che hanno visto proprio alcuni amministratori locali ottenere grandi riscontri sul piano del consenso. Ma credo che, al fondo in questo costante conflitto di poteri, ci sia un duplice problema. Il primo è legislativo e riguarda il nostro modello istituzionale: un ibrido che combina centralismo e federalismo in modo confuso e per nulla equilibrato, alimentando, come stiamo vedendo in questa fase, scontri e incertezze normative. Il secondo è più strettamente politico. Il protagonismo, talvolta davvero insostenibile, e l’irresponsabilità di alcuni amministratori locali, è anche l’inevitabile conseguenza della non meno insostenibile debolezza di quelli centrali. È l’altra faccia della medaglia. Se a questa seconda ondata di virus fossimo arrivati preparati, con una strategia adeguata per affrontare la nuova, prevedibile fase della pandemia. Se da subito il governo, di fronte ai dati di contagio crescente, avesse mostrato idee chiare sulle scelte da fare e non si fosse diviso al proprio interno su ogni decisione, avrebbe disarmato anche i più riottosi tra i governatori. O, almeno, avrebbe tolto loro molti argomenti polemici.

Non mi pare proprio sia accaduto così. Basti ricordare cosa (non) è accaduto sulla scuola o sui trasporti. O la commedia degli equivoci andata in scena sull’orario del “coprifuoco”: per giorni si sono inseguite le ipotesi più diverse (inizia dalle 18, no dalle 20, no forse meglio dalle 21...). Eppure, avendo già deciso di chiudere bar e ristoranti alle 18, non doveva essere una decisione così complessa da prendere... anche perché che cosa cambia se il divieto scatta dalle 21 o dalle 22 è davvero difficile da capire. Almeno per noi normali cittadini. Dopodiché, in una fase come quella attuale, tutti, aldilà delle differenze, dovrebbero essere chiamati a far prevalere il senso civico e di comunità.

Ultimo aggiornamento: 17:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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