A destra e a sinistra sulla scelta del candidato premier va in scena la solita commedia degli equivoci

Mercoledì 27 Luglio 2022
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Egregio direttore,
giustamente rispondendo ad un lettore ha precisato che i parlamentari riceveranno al compimento dell'età l'assegno pensionistico o vitalizio. Forse qualcuno pensava il contrario ma non aveva fatto i conti con i nostri che certamente non avrebbero fatto cadere un governo in primavera (marzo-aprile) anche se la litigiosità ormai era all'ordine del giorno. Piuttosto constato, leggendo i titoli di oggi, che anche se la Meloni dovesse prevalere nel centrodestra non è scontato che sarebbe designata premier alla faccia del principio governa chi ha un voto in più. Detto questo a mio avviso le elezioni non registreranno maggioranza governative per cui dopo il solito giro di consultazioni da parte di Mattarella verrà conferito l'incarico ad un esterno magari lo stesso Draghi se accetta per realizzare gli obiettivi presenti nella famosa Agenda.

Giuliano Romano
Cittadella


Caro lettore,
intorno al candidato premier mi sembra che stia andando in onda la solita commedia degli equivoci o, se preferisce, la fiera dell'ipocrisia. Fatta la ovvia, ma non scontata, premessa che l'incarico per formare il governo compete sempre e comunque al Presidente della Repubblica, tanto il centrodestra che il centrosinistra si stanno arrovellando affannosamente sul tema della premiership. Nel centrodestra Fi e Lega insistono nel considerare la campagna elettorale come una sorta di primarie interne: il partito che prenderà più voti esprimerà anche il candidato alla Presidenza del Consiglio. Giorgia Meloni, forte dei sondaggi a lei favorevoli, vorrebbe invece più chiarezza e un'indicazione immediata. Ben difficilmente il nodo si scioglierà prima del 25 settembre, lasciando negli elettori il sospetto che, in realtà, a non voler la Meloni a capo del governo non siano solo gli avversari di centrosinistra, ma, sotto sotto, anche Salvini e Berlusconi. Non proprio un bel viatico per lo schieramento che parte con i favori del pronostico. Il centrosinistra e il centro che guarda a sinistra sembrano invece afflitti dalla sindrome della sposa abbandonata. Uscito di scena Mario Draghi, non sanno più a che santo votarsi. Qualcuno vorrebbe proporre il premier uscente come candidato-premier. Peccato che l'interessato non ci pensi (a ragione) proprio a scendere in campo. Allora ci si aggrappa alla sua agenda, trasformata in totem. Chi però questa mitica agenda debba, in caso di vittoria alle urne, aprirla e metterla in pratica non si sa. Non che manchino gli aspiranti, ma non sembra che godano esattamente del sostegno entusiasta dei propri alleati. Insomma: come al solito, grande è la confusione sotto i cieli. Ma non disperiamo: la campagna elettorale è appena iniziata. Le sorprese non mancheranno.
 

Ultimo aggiornamento: 11:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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