Quanti errori intorno al Mose. Ora possiamo solo sperare che venga finito rapidamente e che funzioni

Giovedì 28 Novembre 2019
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Caro direttore,
da giorni sento pareri discordanti a riguardo del Mose, chi lo diceva già vent'anni fa che l'opera era sbagliata, chi già sapeva che il Mose sarebbe stata un debito costante a causa degli alti costi di manutenzione, chi questo e chi quello. Morale, quello che non capisco è tutto questo parlare su un'opera ancora incompiuta. Aspettiamo che funzioni, poi semmai la critichiamo.
Decimo Pilotto
Tombolo (Padova)


Caro lettore,
appartengo alla categoria di coloro che, con sano o mesto realismo, pensano che un'opera costata alla collettività oltre 5 miliardi di euro e giunta al 95 per cento della sua realizzazione debba essere finalmente completata e messa in attività. Sperando che poi funzioni. Cioè che protegga e salvaguardi Venezia dalle acque alte e dagli eventi eccezionali come quelli di martedì 12 novembre scorso. Non voglio apparire scettico. Non potrei esserlo: non ho le competenze nè le conoscenze tecniche per poter mettere in discussione un sistema di dighe mobili che in tanti hanno contestato, ma che molti altri hanno descritto come un capolavoro assoluto dell'ingegneria idraulica. Ho ascoltato decine di pareri, ho preso atto delle opinioni di chi critica l'opera e di chi la difende. Ma non ho granitiche certezze da distribuire e, sinceramente, invidio coloro che le hanno. Comprendo invece perfettamente i dubbi, emersi anche dal sondaggio che abbiamo pubblicato ieri sul nostro giornale, che circondano il Mose. E penso che di essi siano responsabili innanzitutto coloro che ne hanno guidato la realizzazione. Prima e dopo l'inchiesta sulle tangenti del 2015. La costruzione di questa opera, pagata con i soldi pubblici e affidata al Consorzio Venezia Nuova, è infatti da sempre avvolta da una cortina di impenetrabilità e di mistero. Alla strada della trasparenza, attività mai troppo praticata dalle parti del Consorzio, è stata preferita quella dell'erogazione di denaro in ogni direzione, anche quelle illegali come abbiamo visto. Invece di costruire il consenso intorno al Mose, informando e coinvolgendo il territorio, si è preferito comprarlo, potendo contare sui lautissimi guadagni garantiti dalle regole interne del Consorzio stesso. C'è da sorprendersi se oggi, dopo tutto ciò che è accaduto, dopo i tanti fine lavori annunciati e mai rispettati, dopo aver scoperto tante verità taciute, dopo tanti rimpalli di responsabilità, intorno al Mose e alla sua efficacia in molti si facciano tante domande? L'unico modo per dar loro una risposta è completare l'opera rapidamente. Sperando, appunto, che poi funzioni.
Ultimo aggiornamento: 14:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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