Una semplice domanda: ma come è possibile che Palamara possa continuare a fare il magistrato?

Venerdì 5 Giugno 2020
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Caro direttore, 
in pochi giorni mi è capitato di vedere in televisione, in due salotti tv molto seguiti come l’Arena e Porta a Porta, il magistrato Luca Palamara. Quello che per intenderci trafficava con politici e altri magistrati per far far carriera alle toghe sue amiche e non si faceva scrupolo di dare la “linea” a un suo collega: «Salvini ha ragione sull’immigrazione ma dobbiamo attaccarlo. Dobbiamo fermarlo». Ora mi chiedo: ma un personaggio così merita anche di andare in televisione?


Luigi Pianon


Caro lettore, 
dal punto di vista giornalistico, il valore di un’intervista a un personaggio come Luca Palamara non si discute. Ma credo sia stato anche opportuno che l’ex presidente dell’associazione magistrati partecipasse a trasmissioni tv di vasto ascolto come quelle condotte da Giletti e Vespa. I messaggini di Palamara, le sue conversazioni telefoniche intercettate, le sue relazioni con uomini politici e anche con alcuni giornalisti hanno aperto squarci davvero inquietanti sui meccanismi che governano il funzionamento del nostro sistema giudiziario. Sullo strapotere delle correnti, sulle modalità non esattamente meritocratiche con cui avvengono molte nomine di magistrati; su come le loro carriere e l’approdo negli uffici giudiziari più importanti siano spesso la diretta conseguenza dell’appartenenza a una corrente della magistratura piuttosto che a un’altra. Su come, infine, certa magistratura cerchi di condizionare con incredibile spregiudicatezza la politica e le sue scelte. Naturalmente: molti giudici e procuratori erano e sono del tutto estranei a questi meccanismi perversi e a certe logiche. Anzi ne sono spesso le prime vittime, più o meno ignare.

Ma il sistema che il telefonino di Palamara ha fatto emergere e di cui l’ex leader dei magistrati italiani era uno degli abili e riveriti burattinai, era molto diffuso e permeava l’intero sistema giudiziario italiano, ad ogni livello: dal più basso al più alto. Credo dunque sia utile che di tutto questo anche il grande pubblico televisivo venga messo a conoscenza: la giustizia è un bene troppo prezioso per lasciarlo nelle mani di Palamara, dei suoi accoliti e dei suoi favoriti. Ciò che dovremmo piuttosto chiederci è come sia possibile che un signore così, dopo tutto ciò che è emerso, possa pensare di continuare a fare il magistrato. Con quale credibilità possa pretendere di amministrare la giustizia in nome del popolo italiano. Ma immaginiamo che uno come Palamara certe domande nemmeno se le faccia. 
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