Se possibile "salviamo" l'orso trentino, ma non possiamo pretendere per gli animali gli stessi diritti degli uomini

Giovedì 13 Aprile 2023
Aggressione dell'orsa JJ4 in Trentino - Foto di Robert Balog da Pixabay

Egregio direttore,
un orso ha azzannato ed ucciso un ragazzo, mentre faceva jogging in una zona boscosa del trentino. E' un fatto tragico che ci addolora tutti. Ci è stato anche detto che nelle nostre montagne il numero di orsi sta aumentando e che la provincia di Trento ha emanato una propria sentenza: l'orso colpevole dell'omicidio verrà cercato, catturato ed ucciso. Questa decisione fa sorgere qualche perplessità: se nella costituzione dello stato italiano la pena di morte è stata bandita, ci si deve allora chiedere se vale invece per gli animali. L'orso è sicuramente l'autore dell'omicidio, ma non potrebbe essergli inflitta una pena diversa, una specie di ergastolo in un'area sufficientemente estesa, ma dalla quale non possa uscire? Ma non basta. Nei boschi ci sono appunto tanti altri esemplari di orsi. E allora che facciamo: li uccidiamo tutti? Tornano allora alla mente le grandi domande che ci si fanno, riguardo al mondo e alla natura: è l'uomo il re incontrastato del mondo? Che diritti ha l'uomo rispetto alle altre specie viventi? Ha una supremazia? E la sentenza emessa dalla provincia di Trento sulla base di quale norma è stata emessa?


Antonio Olivato


Caro lettore,
una recente riforma dell'articolo 9 della Carta costituzionale ha attribuito alla Repubblica il compito di tutelare l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi.

Ciò significa che anche gli animali sono "entrati" nella Costituzione italiana e la loro tutela è diventata non una scelta ma un dovere, garantito dalla legge, della nostra comunità. Ma ciò non significa che i diritti degli animali siano equiparabili in tutto e per tutto a quelli degli esseri umani. Per il codice civile essi sono ancora considerati "cose" e "merci", tanto è vero che hanno un valore economico, possono essere comprati e venduti ed è prevista la figura del proprietario dell'animale. Condizione ovviamente inconcepibile se riferita all'uomo, almeno dall'abolizione dello schiavismo in poi. Ciò non significa che nei confronti degli animali tutto sia lecito e che su di essi l'uomo abbia ogni insindacabile diritto, compreso quello di vita e di morte, ma vuol dire che, per quanto affetto e attenzione abbiamo nei loro confronti, la condizione giuridica e sostanziale degli animali non può essere equiparata a quella dell'uomo e le leggi che regolano la vita degli uomini non possono valere sic et simpliciter anche per gli animali. La vicenda dell'orso trentino va valutata anche tenendo conto di questi aspetti. La decisione di ucciderlo va certamente considerata la scelta estrema. Prima va valutata la possibilità di trasferirlo in un ambiente diverso, meno antropizzato, riducendo al minimo i rischi di contatto con l'uomo. Purtroppo sappiamo che siamo di fronte ad un animale diventato eccessivamente aggressivo, pericoloso per se stesso e per gli altri. La convivenza tra l'uomo e gli altri esseri viventi nei nostri contesti (non stiamo parlando dell'Alaska o della Siberia) non può prescindere da un equilibrio e da regole che prevedano una particolare tutela della vita umana. E' una condizione necessaria. E il peggiore errore che possiamo fare, per noi e per l'ambiente, è trasformare questa vicenda in uno scontro di civiltà tra due diversi estremismi ed animalismi: quello che difende a prescindere gli altri animali.

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