Perché sarebbe sbagliato censurare vicende terribili come quella del padre omicida dei suoi figli

Martedì 22 Dicembre 2020
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Buongiorno direttore,
l'oscenità di un genitore impazzito che ammazza i figli. Sul Gazzettino, l'articolo su cinque colonne in prima pagina nazionale ed altre due pagine piene, la seconda e la terza della sezione Primo Piano. Poi l'intera prima pagina della cronaca di Padova e successive altre 4 pagine piene. Con articoli di cinque giornalisti coinvolti, in sette pagine intere di lunedì 21 dicembre. Una prassi giornalistica comune, ma, fosse in mio potere, vieterei ogni pubblicità ad eventi delittuosi di tal genere per una ragione molto semplice, perché estremamente dannose costituendo in menti disturbate o malate stimolo a replicare simili delitti. La libertà d'informazione non c'entra, queste sono oscenità e davvero faccio fatica a capire anche semplicemente chi si metta a leggere sette pagine del genere. Ci sono già divieti a pubblicare pornografia ed atti osceni. E questi delitti non sono osceni?

Piero Zanettin
Padova


Caro lettore,
non mi pare che il divieto a pubblicare atti osceni abbia limitato la diffusione della pornografia.

Basta navigare un po' su Internet per rendersene conto. Purtroppo qualcuno ha spesso l'illusione, talvolta a fin di bene, che la censura possa essere anche utile. Per ridurre, ad esempio, l'impatto di vicende particolarmente cruente o a rischio di emulazione. Non è quasi mai così. E non è un problema di numero di pagine dedicate. Due in più o due in meno non fa la differenza. La questione è un'altra. Quanto più è orribile un fatto, tanto più merita in realtà di essere raccontato, conosciuto e analizzato. Non per speculare sul dolore o approfittare della curiosità morbosa della gente. Ma per costringere tutti a riflettere sulle ragioni che sono all'origine di vicende tanto crudeli e disumane. Perché, se pensiamo a quanto accaduto domenica nel Padovano, non è normale che un padre insegua due figli e li ammazzi a coltellate. Ma non è neppure normale che un uomo capace di tanta violenza potesse incontrare i suoi figli. E non è normale che i tanti sensori di cui la nostra società si è dotata non abbiano saputo intercettare i segni della brutalità di questo assassino. Raccontare e spiegare ciò che è successo serve anche a porsi delle domande, a interrogarsi se è proprio impossibile prevenire certi orrori e forse anche taluni errori, a evitare che tanto dolore si produca. Pensiamo al fenomeno dei femminicidi. Una striscia di sangue e di morti, di atrocità e oscenità. Ma solo raccontando i fatti e indagando le folli motivazioni di quei gesti omicidi, si è trasformata quella che poteva apparire solo una sequela di assassini anche in un allarme sociale, in una piaga delle nostre comunità.

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