Non serve un ministro dell'Immigrazione, serve (innanzitutto) una politica dell'immigrazione

Sabato 7 Settembre 2019
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Buongiorno direttore.
Nello scorrere la lista dei nuovi ministri e ministeri avrei voluto vederne uno dedicato all'Immigrazione. Ritengo che un tema così complesso meriterebbe di non essere ricompreso nelle funzioni del Viminale o ripartito tra quelle di diversi altri ministeri con ovvi problemi di coordinamento in caso di emergenze. Visti i problemi e la portata del fenomeno, sarebbe forse più lungimirante istituire un ministero con competenze proprie in materia di flussi, accoglienza, integrazione, istruzione, ricongiungimenti, opportunità, politiche di inserimento e accordi internazionali. Il Canada, che è un modello per l'integrazione e la gestione dell'immigrazione, ha da tempo un ministro ad hoc e le ricadute positive sulla società sono evidenti. Sarebbe un segnale decisivo anche per l'Italia riguardo l'intenzione di affrontare un fenomeno di portata irreversibile. Ci sono invece diversi ministeri di cui sfugge la portata delle competenze. Forse se ne potrebbe farne a meno accorpandone l'ambito di intervento ad altri ministeri.
N. C
Rovigo


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Cara lettrice,
confesso che mi suscita un'istintiva diffidenza l'idea che per affrontare un fenomeno o un'emergenza si debba creare un nuovo ministero. Non ne abbiamo già abbastanza? Sull'immigrazione lei cita il caso del Canada. Ma la nazione nordamericana è un esempio quasi unico di multiculturalismo. Per il Canada si parla non a caso di mosaico culturale, perché quel Paese, a differenza degli Usa o di paesi europei come la Francia, non persegue l'obiettivo di un'identità nazionale omogenea per tutti i suoi cittadini, ma punta a salvaguardare le singole realtà culturali straniere - il mosaico appunto garantendo loro spazi e risorse. E la funzione del ministro dell'Immigrazione (ruolo attualmente rivestito da un ex profugo somalo), è principalmente questa. La realtà italiana, com'è evidente, è del tutto diversa.

E molto diversi sono i problemi (pensiamo solo agli sbarchi) da affrontare. Ma, soprattutto, prima di pensare ad avere un ministro della Immigrazione, bisognerebbe avere una politica dell'Immigrazione. E quale sia quella del governo appena nato, ammetto di non averlo ancora capito. Il programma parla di superamento «di una logica emergenziale a vantaggio di un approccio strutturale, che affronti la questione nel suo complesso, anche attraverso la definizione di una organica normativa che persegua la lotta al traffico illegale di persone e all'immigrazione clandestina, ma che nello stesso tempo affronti i temi dell'integrazione». Insomma, tutto e il suo contrario. E ci vogliamo aggiungere pure un nuovo ministero?
Ultimo aggiornamento: 12:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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