Medici in numero insufficiente ma facoltà a numero chiuso. Un cortocircuito non solo grave: è anche incomprensibile

Sabato 5 Novembre 2022
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Caro direttore,
leggo che il Veneto non ha più medici ed è costretto a ricorrere a cosiddette cooperative e ditte specializzate per procurarseli ovunque, pagandoli a peso d'oro. Al concorso di quest'anno per entrare alla facoltà di Medicina hanno partecipato in 56775. La prova capestro ne ha esclusi una cornucopia, compresi due miei nipoti bravi al liceo e determinati nella scelta di Medicina, ora obbligati a facoltà di ripiego...
P. Pavan

Padova


Caro lettore,
non solo in Veneto ma in tutta Italia ci troviamo di fronte a una situazione che non è solo grave, visto che in gioco c'è la salute di tutti noi, ma anche assurda e largamente incomprensibile. Da un lato non abbiamo medici a sufficienza per garantire la funzionalità dei reparti ospedalieri e la medicina di territorio; dall'altro abbiamo il numero chiuso per gli accessi alle facoltà di medicina che impedisce di avere un più elevato numero di laureati. Da un lato abbiamo chi propone, come ha fatto più volte il governatore Veneto Luca Zaia, di abolire il numero chiuso per la facoltà di medicina; dall'altro abbiamo i rettori delle università che il larga parte sono contrari ad abolirlo sostenendo che in questo modo non sarebbero più in grado di garantire una didattica di adeguato livello. Da un lato abbiamo facoltà universitarie dove non esiste alcuno sbarramento all'ingresso che sfornano laureati in misura largamente superiore a ciò che il mercato del lavoro richiede ed è in grado di assorbire; dall'altro abbiamo facoltà come quelle di medicina che laureano ogni anno un numero di nuovi medici del tutto inadeguato a ciò che servirebbe. Viene da chiedersi: ma solo noi ci accorgiamo di quanto sia paradossale questa situazione? Spero e credo di no. Evidentemente c'è stata a livello nazionale una programmazione sbagliata tra il fabbisogno di medici e la capacità del nostro sistema universitario di prepararli. Ma ormai questo è chiaro ed evidente. Meno chiaro invece cosa si intende fare, a livello politico e universitario, per rimediare a una situazione che rischia di essere insostenibile e inaccettabile. Anzi, in molti casi, lo è già.
 

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