Chi diceva che il Mose era inutile e non avrebbe mai funzionato, ora faccia autocritica e non affoghi nei distinguo

Venerdì 25 Novembre 2022
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Caro direttore,
grazie al Mose a Venezia è stato evitato il disastro. Questo dovrebbe insegnare anche a qualche saccente scienziato veneziano, sostenitore incallito del No Mose, che la democrazia utilizzata per mera ideologia pur di andare contro per mantenere rendite di potere facendo breccia sull'ignoranza, può fare tanto danno. E a Venezia tanto danno è stato fatto non solo per il No Mose.

Rosita Bonometto

Cara lettrice,
sbagliare fa umanamente parte della vita. Basta avere il coraggio e la coerenza per riconoscerlo. Sulla vicenda del Mose sta invece andando in scena un surreale balletto mediatico. Ad ascoltare alcuni (ex?) oppositori delle dighe sembra che in questi decenni si sia assistito a un composto e nient'affatto divisivo dibattito tra chi era più o meno favorevole all'opera e chi, pacatamente, ne suggeriva modifiche, varianti e variabili, aggiustamenti tecnici e approcci scientifici diversi, ovviamente nell'esclusivo comune e ex senza pregiudizi di parte. Un sano e civile dibattito, inssoma, intorno ad un'opera così importante, così innovativa e così costosa. Non c'è dubbio che intorno al Mose si è respirato anche questo clima e che alcune soluzioni individuate (non ultima il fatto che il Mose sia l'unica diga al mondo che scompare quando non è attiva) siano il frutto di anche di contributi critici (talvolta molto critici) sull'opera. Ma la storia del Mose ci racconta anche molto altro: soprattutto di movimenti, di opinionisti, di esperti che ci spiegavano che le dighe non avrebbero mai funzionato, che sarebbero state un disastro epocale per Venezia, che erano tutti soldi buttati al vento e che anche con il Mose comunque la città storica sarebbe andata sott'acqua. E che additavano gli altri, chi cioè non la pensava come loro, come nemici di Venezia, come complici degli assassini di un patrimonio dell'umanità, come demolitori della laguna e molto altro ancora. Ebbene lunedi abbiamo avuto la plastica dimostrazione che tutto questo non era vero. O meglio: il Mose è certamente costato molto e intorno alle dighe si è consumato per un lungo periodo un osceno banchetto di tangenti ed elargizioni di pubblico denaro. Ma l'opera c'è e funziona in condizioni anche critiche ancora prima di essere del tutto completata. Sarebbe bene che chi aveva sempre detto il contrario lo riconoscesse e ammettesse i propri errori di valutazione invece di affogare e affogarsi nei distinguo, nelle paure «che comunque rimangono», nei punti interrogativi che però restano ancora aperti. A meno che per costoro valga una fulminante battuta di Altan: Mi faccio l'autocritica, ma non mi ascolta nessuno, nemmeno io.
 

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