Se vogliamo che i giovani restino in Italia dobbiamo premiare il merito, non l'età

Sabato 7 Ottobre 2017
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Caro Direttore,
leggo che nel 2015 e nel 2016 più di 200.000 italiani hanno lasciato il nostro Paese. La maggior parte sono giovani (molti dei quali laureati) di età compresa tra 15 e 40 anni. I nostri politici vogliono darci a bere che in un mondo globalizzato sia del tutto normale una certa mobilità professionale. Non è così se questa mobilità è a senso unico. Quindi il primo problema è che noi esportiamo cervelli ed importiamo manodopera a basso costo. Le nostre università di cui tanto si parla in questo periodo sfornano un eccesso di laureati che il mondo del lavoro non assorbe. Troppi laureati, per lo più generici, e pochi nei settori dove c'è richiesta. Il secondo problema riguarda il futuro di questi giovani espatriati. Se non mutano le condizioni (ci vorrebbe una programmazione e una politica economica che non c'è) questi giovani rischiano di non fare più ritorno a casa se non da turisti perché ritornare equivarrebbe ad essere di nuovo disoccupati.


Lino Renzetti
San Donà di Piave


Caro lettore,
è vero che in un mondo globalizzato anche le risorse umane si spostano e viaggiano alla ricerca di migliori opportunità. Ma in Italia c'è anche un fenomeno diverso. E più preoccupante. Dal nostro Paese tanti giovani e tante persone portatrici di competenze se ne vanno perchè qui non trovano opportunità adeguate alle loro aspirazioni di crescita professionale e di miglioramento economico. Quando si dice che l'Italia non è un paese per giovani si dice una verità. Nel senso che l'organizzazione sociale e spesso anche quella aziendale non è orientata ai giovani o lo è solo parzialmente.

Riflettiamo per esempio su questo aspetto. In Italia, in molti ambiti lavorativi, l'anzianità incide assai ancora più del merito. Lo prevedono gli stessi contratti di lavoro, che in misura limitata premiano il raggiungimento di risultati. Se si ascoltano le testimonianze di chi è andato a lavorare all'estero, si nota un argomento ricorrente: la percezione che fuori dall'Italia il merito sia più e meglio riconosciuto e valorizzato di quanto accade nel nostro Paese. Dove rigidità e vincoli legislativi e ambientali frenano e ostacolano la possibilità di emergere e di vedere riconosciuti i risultati del proprio lavoro. Se vogliamo che tanti giovani non fuggano all'estero o se vogliamo che tornino dobbiamo creare un sistema che sappia premiare il merito. Oggi non è così.
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