Pioggia e vento, a Nordest è stato peggio che nel '66 ma il resto del Paese sembra non essere interessato

Venerdì 2 Novembre 2018
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Caro direttore, 
vedo a tutta prima pagina Peggio del 66 a proposito del maltempo di questi giorni. Non me ne vorrai. Nel 66 io c'ero e facevo già il giornalista al Gazzettino. Il bilancio di allora nel Nord Est fu di 86 morti (6 a Bolzano, 26 a Trento, 26 a Belluno, 2 a Treviso, 3 a Venezia, 5 a Vicenza, 14 a Udine, 4 a Pordenone), gli sfollati furono 25.800 in Veneto, 15.800 in Friuli-Venezia Giulia, oltre 400 in Trentino-Alto Adige. In Pianura Padana e nella Pianura Veneta furono inondati almeno 137 kmq di territorio. Solo in Provincia di Belluno furono danneggiati o distrutti 4300 edifici, 528 ponti e 1.346 strade. La fonte è il Cnr, facilmente accessibile in Internet. Non mi pare che questi giorni, pur tremendamente drammatici, siano stati peggio del 66. Buon lavoro.


Leopoldo Pietragnoli

Caro Leopoldo,
potrei risponderti che quella frase è stata pronunciata dal governatore Zaia. Ma abbiamo deciso noi di utilizzare quelle parole come titolo di prima pagina. E ritengo lo abbiamo fatto a ragion veduta. Soprattutto in alcune zone del Nordest, come la montagna bellunese e quella friulana, i fenomeni atmosferici, pioggia e vento, registrati in questi giorni sono stati di entità davvero superiore a quelli catastrofici del 1966. Lo dicono i dati. Ne ricordo alcuni. Ad Agordo il 4-5 novembre del 1966 scesero 445 millimetri di pioggia, nei giorni scorsi in due giorni ne sono scesi 468 saliti a 533 nel terzo giorno di pioggia. Nella oggi friulana Sappada scesero 359 mm nel 1966 contro i 497 dei giorni scorsi. E lo stesso in molte altre località: Cortina, Falcade, Alleghe, Colle Santa Lucia. Anche per alcune zone della pianura i rilievi parlano di precipitazioni non inferiori a quelle di 52 anni fa e i modelli matematici del Mose dicono che le ore di attività delle dighe mobili (se fossero state in azione) necessarie per contrastare l'acqua alta sarebbero state più o meno le stesse. A ciò si aggiunga il vento che nei giorni scorsi ha soffiato in alcuni momenti a un'intensità di oltre 190 chilometri orari: la potenza devastante di un uragano di forza 4.

Se poi gli effetti distruttivi di questa ondata di maltempo sono stati inferiori a quelli del 1966 (ma per la montagna forse è il caso di attendere il bilancio definitivo) questo è solo un dato positivo. Da un lato dipende dal fatto che i fenomeni in questi giorni sono stati geograficamente più concentrati (in Lombardia e in Alto Adige i danni sono stati molto limitati) e che l'ondata di eccezionale perturbazione non è stata preceduta, come nel 1966, da una nevicata che ha accentuato la successiva portata distruttiva della pioggia. Dall'altro, forse, significa che l'azione di prevenzione questa volta ha funzionato meglio e che le opere di tutela e salvaguardia realizzate nel corso dei decenni, ancorché largamente insufficienti, qualche beneficio l'hanno portato. Ma al di là dei raffronti con il 1966, non c'è dubbio che in questi giorni il Nordest abbia pagato un prezzo molto alto. Ed amareggia e preoccupa il fatto che ciò sia avvenuto nella quasi indifferenza del resto del Paese e delle gran parte dei mezzi di comunicazione, colpiti assai più dagli yacht spiaggiati in Liguria che dalle sofferenze e dai danni patiti dalle nostre genti e dai nostri territori.
    
Ultimo aggiornamento: 15:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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