Ci sono tanti bravi magistrati, ma lo spettacolo che va in scena in questi giorni è davvero brutto

Giovedì 6 Giugno 2019
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Egregio direttore,
spesso in queste pagine si leggono lettere che criticano e contestano duramente i politici per i loro comportamenti, per i privilegi di cui godono, per le malefatte commesse da alcuni di loro. Qualche volta mi trovo d'accordo con queste lettere, in altri casi meno. Ma certo che quello che stiamo scoprendo sulla magistratura e sul mercato delle nomine nel mondo giudiziario lascia senza parole. Increduli. Proprio chi dovrebbe garantire la giustizia e il rispetto delle leggi e delle regole, le viola e le calpesta per il proprio tornaconto o per quello dei propri amici o di amici degli amici. Ottenendo in cambio regali di vario genere. Un gran brutto spettacolo.
Davide Cima
Vicenza



Caro lettore,
qualche giornale e qualche autorevole opinionista hanno cercato, per anni, di rappresentare la magistratura e i magistrati come i salvatori d'Italia, il baluardo alle degenerazioni della politica e dall'economia. Mi sono sempre permesso di dubitare di queste semplificazioni e di rifuggire da facili e spesso interessate contrapposizioni. La magistratura non è diversa da altri mondi. Al suo interno ci sono tanti bravi, ottimi e, in qualche caso, eccezionali professionisti che fanno il loro dovere interpretando correttamente la delicata funzione a cui sono stati chiamati, anche mettendo a rischio la propria persona. Accanto a loro ci sono però altri magistrati che considerano la toga come un trampolino di lancio per attività più lucrose e prestigiose. E per questo non disdegnano intrattenere rapporti poco trasparenti con la politica e con poteri più o meno forti. Mi sembra che le inchieste di questi giorni confermino tutto ciò. Con ogni probabilità le indagini in corso forniranno un quadro più preciso di cosa accadeva in talune stanze e sottoscala (ma alcuni preferivano gli hotel di lusso) del potere giudiziario italiano. Alcune realtà, purtroppo, sono però abbastanza chiare. Le nomine di importanti sedi giudiziarie venivano decise non in base a criteri meritocratici ma di appartenenza correntizia e/o politica e di amicizia. Anzi, peggio: si manovrava dietro le quinte per ostacolare la carriera di alcuni magistrati considerati poco malleabili. E si trescava invece per favorire l'approdo in sedi giudiziarie importanti e influenti di altri colleghi che avrebbero poi garantito certe decisioni, certe azioni, certe scelte. Di tutte queste attività non proprio esemplari, la politica non era completamente all'oscuro. Almeno non lo erano alcuni esponenti di una parte politica, il Pd, che, come è emerso dalle indagini, incontravano magistrati, interferivano e sponsorizzavano nomine. Ha ragione lei: non un bello spettacolo.
Ultimo aggiornamento: 15:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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