Covid e i mafiosi scarcerati: più che una raffinata strategia, tanta incapacità e inadeguatezza

Sabato 5 Settembre 2020
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Egregio Direttore,
ieri ho ascoltato per televisione una intervista del figlio del generale Dalla Chiesa,  proprio sul posto del barbaro omicidio del padre e di sua moglie ad opera della mafia ed in occasione della pluriennale e triste ricorrenza. Fra quanto il figlio ha dolorosamente ricordato di quei tragici momenti, ovviamente non ha potuto astenersi dal rimarcare, peraltro molto pacatamente, come ci siano ancora molti mafiosi agli arresti domiciliari di quel nutrito numero fatti uscire dal carcere duro per paura del contagio da Covid 19. Ci ricordiamo purtroppo tutti che quella sciagurata fuoriuscita dal carcere sia seguita alla cruenta rivolta dei carcerati mafiosi, con una ampia partecipazione del parentado più o meno stretto degli stessi. Quale sia stata la molla vera che ha fatto scattare tale provvedimento, al di là della infantile scusa del possibile contagio, resta avvolta nel mistero (almeno per me), però mi ha fatto nascere una insistente domanda: da tanto tempo si sta indagando sulla trattativa Stato-mafia per le stragi degli anni 80 dello scorso secolo: non è che questa liberazione sia stato frutto proprio di una segreta trattativa tra le istituzioni ed i mafiosi per porre termine ai disordini, cioè di un ulteriore cedimento dello Stato, e perciò di una nuova trattativa Stato-mafia?
Renzo Turato
Padova

Caro lettore,
non ho disposizione più elementi e informazioni di quelli che sono noti all'opinione pubblica. Ma non credo che la liberazione di decine di mafiosi e criminali avvenuta nei mesi scorsi sia il frutto di una trattativa, più o meno segreta, tra la mafia e lo Stato. Purtroppo o per fortuna, penso invece sia soprattutto il risultato di incapacità, superficialità e assenza di controlli. Ciò che è accaduto mi sembra, ahinoi, molto semplice: sfruttando l'emergenza Covid e l'abilità dei propri legali, un nutrito gruppo di criminali è riuscito tra febbraio e marzo ad ottenere gli arresti domiciliari. Naturalmente se ciò è potuto avvenire è anche perché alcuni magistrati, con eccessiva leggerezza (per non dire altro), lo hanno consentito e con le loro decisioni hanno aperto le porte del carcere a quei mafiosi e malfattori. E il governo? Come si è capito, il ministro della Giustizia era completamente all'oscuro di ciò che stava accadendo dentro e fuori le carceri e solo alcune settimane dopo, a maggio, Palazzo Chigi è intervenuto, cercando di rimediare allo scandalo, con un decreto che ha fatto rientrare in carcere i criminali più pericolosi ma ne ha lasciato in libertà ancora molti: oltre un centinaio. Come vede più che a una raffinata strategia, siamo di fronte a una sequela di comportamenti colpevolmente inadeguati da parte di apparati dello Stato. In questo caso la mafia non ha neppure avuto bisogno di scendere a patti. Si è limitata a sfruttare gli spazi e le opportunità che le sono stati concessi.
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Ultimo aggiornamento: 9 Settembre, 20:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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