Cosa ci dovrebbe insegnare la storia di Sabrina Pattarello, maestra no vax finita in terapia intensiva

Martedì 21 Settembre 2021
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Egregio Direttore,
mi permetta di scriverle quanto segue: da alcuni giorni non si fa altro che parlare a intere pagine di questa speciale signorina già oggetto di vostre attenzioni nei mesi scorsi precisamente a marzo allorché la stessa con propaganda nefasta si proclamava no vax e no march per il cui motivo mi sembra sia stata anche esonerata dall'incarico scolastico. Ora è stata castigata da qualcuno più al di sopra di me e di tutti noi. Per non augurare del male a nessuno, auguro che la stessa possa guarire nel migliore dei modi, ma vorrei che a guarigione avvenuta si facesse carico di convincere tutti quelli che attualmente la pensano o pensavano come lei.. 

Giorgio Telesi

Caro lettore, 
la storia della maestra Sabrina Pattarello è una dolorosa e triste vicenda che vogliamo sperare si concluda con la completa guarigione di questa giovane donna oggi ricoverata per Covid in gravi condizioni.

L'ampio spazio che abbiamo dedicato alla sua storia credo sia del tutto giustificato. Perché purtroppo il caso Pattarello è anche la dimostrazione dei danni che il fanatismo anti e pseudo-scientifico può provocare. Ancor più sconcertante che ciò sia accaduto con un'educatrice, la cui adesione del tutto acritica alle teorie negazioniste («Il Covid non esiste, portare la mascherina è inutile», era solita dire), la portava anche a proporre in modo dogmatico, senza alcun filtro e nessuna precauzione, queste posizioni ai suoi piccoli allievi. Ed è non meno triste constatare che queste convinzioni, e il rifiuto di ogni forma di protezione e di cautela, l'abbiano poi condotta a soli 45 anni in ospedale, su un letto di terapia intensiva. Non so se una volta guarita Sabrina Pattarello avrà modo di rivedere le sue posizioni così radicali. In questi mesi abbiamo letto spesso storie di negazionisti o di accessi oppositori dei vaccini che, una volta colpiti dal Covid, si sono poi trasformati in profeti della profilassi. Può accadere anche in questo caso: nulla come l'esperienza del male e del dolore è in grado di trasformare le persone, di dar loro una diversa consapevolezza di se stessi e di ciò che li circonda. A me basterebbe però che questa storia contribuisse a far capire a tutti quanto sarebbe opportuno abbassare i toni dello scontro che attraversa la nostra società sui temi del virus e dei vaccini. Le distanze che dividono i diversi schieramenti sono enormi. Sul web trovano spazio teorie di ogni tipo e molte posizioni appaiono spesso figlie di ossessioni più che di riflessioni. Ma non dimentichiamoci di cosa stiamo parlando: di salute, di vita e di morte. Scendere in corteo, dissertare su giornali e web di libertà negate e di dittature sanitarie, accusare chi la pensa diversamente di essere schiavi di questo i di quel potere, è una cosa. Ritrovarsi intubati a lottare per la sopravvivenza, è molto, molto diverso.

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