La crisi di Macron, un presidente vissuto come un monarca ma privo della leadership e del consenso necessari

Sabato 1 Aprile 2023

Caro direttore,
credo che "la dottrina Mitterrand", garanzia di impunità per i terroristi assassini che agirono in Italia durante i cosiddetti "anni di piombo " non sia solo una sassata alle relazioni tra Francia e Italia già duramente provate dal pessimo comportamento della prima nella gestione della questione migranti né semplicemente un ridicolo retaggio del complesso di superiorità che i francesi hanno sempre manifestato verso noi italiani sin dai tempi di Napoleone e del Risorgimento. Ma sia qualcosa di molto più grave. Il sistema giudiziario francese, accogliendo nelle proprie braccia e in modo definitivo quegli assassini, toglie al suo Paese l'essenza di Stato liberale, ne deturpa l'immagine giuridica perché riconosce diritti ai colpevoli e non alle vittime dei colpevoli, tradisce, insomma, il suo ruolo e questo mi pare sia una ulteriore prova della severa crisi di una nazione che cerca di recitare ancora la parte di una grande potenza democratica che non le appartiene più.


Mauro Cicero
Mogliano Veneto (Tv)


Caro lettore,
la dottrina Mitterand è l' infelice e anacronistica eredità di un Paese che si è sempre considerato - per molti aspetti a ragione - la patria dei diritti, senza rendersi conto che, nella sua incapacità di rinnovare questa grandeur libertaria, rischia di apparire in realtà la patria dell'ingiustizia certificata dalla legge.

Com'è accaduto appunto nel caso dei terroristi italiani fuggiti e protetti oltralpe. Ma la crisi che attraversa la Francia è assai più profonda di quello che quella vergognosa sentenza della Cassazione lasci intendere. È la crisi di un sistema e di un assetto istituzionale che non sono più in grado di rispondere alle domande, alle tensioni e alle discontinuità di una società complessa. Le ruvide manifestazioni contro la riforma delle pensioni, ultimo atto di una lunga fase di rivolte iniziate con i gillet gialli, sono il segnale evidente di questo clima. In fondo oggi la Francia è un paese che non ha una vera maggioranza politica ma neppure una vera opposizione. Ha un presidente che viene vissuto più come un monarca, ma è privo del consenso e della leadership necessarie per essere tale e imporre le sue scelte. In questo cortocircuito politico le piazze e i nuovi populismi dilagano, hanno il sopravvento fino a bloccare il Paese. Una paralisi interna che si riflette anche sul piano internazionale. Con l'uscita di scena della Merkel, le difficoltà di Macron a ripristinare un asse in Europa con la Germania sono evidenti. L'attivismo del presidente francese sul fronte russo-ucraino (chi non ricorda le telefonate in serie di Macron a Putin?) si è rivelato del tutto inconcludente. Come inefficace è apparsa la politica francese nella delicata area nordafricana dove Parigi ha sempre esercitato una forte influenza. E non è un caso che proprio su questo fronte, dopo le recenti frizioni, c'è stato il riavvicinamento con Giorgia Meloni. Un segnale di consapevolezza. Positivo, ma anche significativo della debolezza del presidente francese.

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