M5S, il problema non è cambiare idea ma cambiarla troppo spesso

Mercoledì 19 Agosto 2020
Egr. Direttore,
cambiare idea non è proibito, tuttavia il movimento M5S aveva impostato la loro campagna elettorale e il programma, su una forte contrapposizione, a volte anche feroce, contro quei partiti oggi alleati. Tutto dimenticato buttandola sull'empatia, giusto per salvare il potere, raggiunto contestando la casta e i partiti che la rappresentavano, diventando però poi casta essi stessi. Ricordate, erano quelli di onestà, onestà, a ragione contro i corrotti, ma anche contro chi riceveva un semplice avviso di garanzia e contro quelli che vivevano bene di politica. Tutta questa roba oggi non vale più nulla per questo movimento arrivato al 33 per cento con questo programma, finito in discarica, tutto dimenticato grazie ai benefici derivati dal potere politico. Questa gente non prova almeno un po' d'imbarazzo a rimangiarsi l'intero programma premiato dall'elettorato ma che probabilmente non verrà riconfermato dagli elettori, altro che empatia. 

Ugo Doci
Mestre (Ve)


Caro lettore, 
cambiare idea non è un misfatto. Anzi talvolta è un atto di coraggio, almeno intellettuale: significa riconoscere di aver sbagliato, di aver creduto in idee e concetti che si sono poi rivelati, ai nostri stessi occhi, assai meno efficaci e inattaccabili di quanto ritenevamo. Il problema nasce quando uno cambia troppo spesso idea e, per ciò che riguarda la politica, quando uno si è fatto eleggere sulla base di principi e promesse che poi, uno dopo l'altra, ha sconfessato o ripudiato. Il caso dei 5stelle è, in questo senso, emblematico. I rappresentanti del movimento lanciato da Grillo si sono fatti eleggere assicurando che loro erano contro le Tav, le Tap, le Pedemontane e che se fossero arrivati al governo queste infrastrutture non si sarebbero mai fatte. Le cose, come sappiamo, sono andate diversamente (per fortuna, aggiungiamo noi) e i 5stelle non hanno fatto una piega: ovviamente non si sono dimessi, hanno spiegato che non si poteva fare altrimenti, poi hanno girato la testa dall'altra parte e dimenticato rapidamente gli impegni elettorali. Non solo. Il movimento aveva spiegato agli italiani che loro erano diversi da tutti gli altri: non erano politici di professione e proprio per questo nessuno di loro avrebbe fatto più di due mandati elettorali e non si sarebbero alleati con altri partiti. Da una decina di giorni non è più così. Attraverso una votazione sulla piattaforma Rousseau qualche migliaio di militanti pentastellati ha deciso che le alleanze, anche durature e strategiche si possono fare e i mandati da due possono diventare tre. E allora la tanto decantata diversità dov'è finita? Inutile chiuderlo. Conosciamo la risposta: Le cose cambiano, cambiamo anche noi. Già ma agli elettori quando li hanno votati questo si erano dimenticati di dirlo.
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