Lo spregiudicato attivismo internazionale di Macron e il debole gioco di rimessa italiano

Martedì 16 Gennaio 2018
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Caro direttore,
bravo Macron! Saltabecca dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, fa affari con la Cina, libera primi ministri prigionieri, si propone al mondo come unico interlocutore europeo in attesa che la Merkel risolva i suoi affanni elettorali. Può darsi che sotto a tutto questo fumo l'arrosto non sia di sostanza, tuttavia non si può negare (confesso, con una punta di invidia...) il tempismo e in certi casi anche l'efficacia di questo interventismo. Dopo anni di grigiore hollandiano, chissà come gongolano i francesi anche quelli, e sono i più, che non lo hanno votato; il sistema maggioritario francese, infatti, ha offerto a Macron l'opportunità di conquistare l'Eliseo con una percentuale modestissima del voto popolare e nel contempo di avere una maggioranza parlamentare schiacciante, tale da consentirgli di muoversi agevolmente sulla scena interna e internazionale. Un sistema elettorale da noi, iperdemocratici sino all'autolesionismo, aborrito anche nella forma più edulcorata così com'era quella concepita nel referendum del 2016. Quel no ci è costato una riforma elettorale (rosatellum) pessima, una campagna elettorale tra le più avvilenti del dopoguerra e un orizzonte di governo nero come la pece. Complimenti Italia, e auguri.


Manfredo Manfroi

Caro lettore,
Macron sta sfruttando con grande abilità manovriera gli affanni post elettorali di Angela Merkel, il problematico isolazionismo che si è auto-imposta la Gran Bretagna, le peripezie interne e internazionali con cui Donald Trump deve quotidianamente fare i conti. In questo vuoto il capo dell'Eliseo si muove come l'unico leader occidentale che rappresenta un punto di riferimento certo, sia per quanto riguarda l'oggi che il domani. Lo dimostrano alcuni suoi recenti e ambiziosi interventi sul futuro dell'Europa e anche il tradizionale discorso di San Silvestro in cui si è rivolto non solo ai suoi connazionali, ma ai cittadini europei tutti. Quale sia davvero lo spessore di statista di Macron è ancora presto per capirlo. Il mix di dinamismo e spregiudicatezza con cui si muove il presidente francese lo espongono al rischio di una repentina fine della lunga luna di miele di cui, sia sul piano interno sia su quello internazionale, ha goduto. Ma non è questo il punto. Il fatto è che Macron è riuscito ad accreditarsi come interlocutore a 360 gradi e la Francia ha saputo ritagliarsi un nuovo ruolo sul palcoscenico europeo e mondiale. L'Italia, ha giocato al massimo di rimessa. E non credo che questo dipenda solo dalla legge elettorale.
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