Calenda e Renzi litigano, poi magari faranno la pace: ma le loro ormai sono strade separate

Venerdì 14 Aprile 2023

Caro direttore,
all'indomani delle elezioni politiche a un importante ex amministratore di centrodestra arrivò una telefonata di Matteo Renzi che lo voleva coinvolgere nel progetto del Terzo Polo. Gli disse che il Terzo Polo non sarebbe stato una simil-sinistra, ma un centro vero, popolare e riformista e che le regionali sarebbero state solo un test di passaggio, ma che il vero orizzonte cui guardavano erano le elezioni europee. Che quello tra Renzi e Calenda fosse un matrimonio d'interesse era, in realtà, chiaro fin dal principio, ma questa poteva anche non essere una debolezza, se ben gestita. Ma per Calenda e Renzi la meta non pare più essere la stessa. I continui richiami all'agenda Draghi (e da Draghi stesso vissuti con fastidio), i rimproveri agli elettori «che sbagliano a votare» e, soprattutto, la scommessa (sbagliata) che il governo Meloni «sarebbe finito nel giro di sei mesi» si sono dimostrati tutti segni di un'incapacità piuttosto grave di comprendere il momento politico del Paese e il sentimento della gente.

A.C.
Padova


Caro lettore,
i matrimoni d'interesse in politica non sono un'eresia, ma una condizione spesso necessaria. Perché la politica si nutre di sintesi, di accordi, di alleanze fra opzioni, strategie e personalità diverse. Come sono certamente quelle di Carlo Calenda e Matteo Renzi. Che i due fossero destinati a una convivenza un po' problematica era scritto. Troppo distanti e insieme troppi simili per poter percorrere un lungo tratto insieme senza incorrere in qualche bisticcio o senza cedere alla tentazione di qualche sgambetto. Solo un successo elettorale indiscutibile avrebbe potuto appianare e silenziare differenze caratteriali e contrasti politici. Ma poichè dalle urne, dopo il risultato le elezioni di settembre, per i due e per il loro Terzo polo sono arrivate quasi solo delusioni, era inevitabile che si giungesse a una resa dei conti. Sul partito unico, sui ruoli, sui soldi e via discutendo. Vedremo se alla fine si consumerà una rottura o se i due poi ci ripenseranno e firmeranno una tregua armata o un trattato di pace. La sensazione comunque è che, in ogni caso, Calenda e Renzi abbiano preso strade irrimediabilmente diverse. Non tanto e non solo sul piano delle strategie politiche. Quanto piuttosto su quello delle scelte personali. Calenda resta convinto del suo progetto di un Terzo Polo che lo veda come leader e che sia capace di sottrarre forze e consensi al centrodestra e al centrosinistra. Uscito malconcio e deluso dalle amministrative il capo di Azione punta a rifarsi con le Europee. L'elezione di Schlein a capo del Pd e l'incerto orizzonte di Forza Italia lo rendono sempre più convinto della bontà del suo (ambizioso) progetto. Renzi, poco propenso per carattere ed ego a sottostare a chiunque, sembra invece poco interessato a tutto questo. Appare deciso piuttosto a ritagliarsi un ruolo da solista e da "one man show" della politica italiana. Con un occhio alle sue remunerative attività di conferenziere e l'altro al suo nuovo ruolo di direttore di giornale e allo scacchiere della politica nazionale Pronto a fare le sue mosse, senza vincoli di partito e con grande libertà di movimento. Insomma Polo Matteo, più che Terzo Polo.
 

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