La burocrazia forse rispetta la lingua italiana ma non il buon senso

Venerdì 26 Gennaio 2018
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Egregio Direttore,
appaiono in questi giorni i manifesti per le prossime votazioni con il titolo Convocazione dei comizi elettorali. leggendo bene il testo ad un certo punto leggo: ...sono stati convocati per il giorno domenica 4 marzo 2018 i comizi elettorali..., lo stesso giorno delle votazioni! Mi viene un dubbio e cerco nel vocabolario Zingarelli il significato della parola comizio e trovo scritto: assemblea popolare - riunione pubblica... dove uno o più oratori espongono i programmi del proprio partito. A questo punto mi domando, se nel giorno delle votazioni è richiesto il silenzio da parte di tutti i partiti ed anche da parte della stampa e della televisione, perché sono convocati i comizi? Mi sorge anche una riflessione: noi poveri cittadini che riusciamo sempre meno a capire questo Stato che si esprime in burocratese, dove i politici parlano in politichese e dove le sentenze dei tribunali sono sempre meno comprese, cosa possiamo fare? Alzare la voce o stare zitti, votare o astenersi, tenere la testa alta e schiena dritta o inchinarsi a novanta gradi? I dubbi sono molti, le parole sembrano non avere più un loro preciso significato, oppure anche l'italiano non è più la lingua ufficiale dello Stato? Non vorrei apparire ingenuo o ignorante ma francamente non comprendo e vorrei che Lei mi potesse dare la giusta interpretazione.


Rinaldo Narciso
Belluno


Caro lettore,
il termine comizi deriva dal latino e significa andare insieme (cum-ire). Nella tradizione romana i comizi stavano ad indicare le assemblee popolari convocate nell'antica Roma per legiferare o prendere importanti decisioni. La burocrazia moderna ha mutuato questa parola e la utilizza nei documenti ufficiali per annunciare le elezioni parlando appunto di comizi elettorali. Siamo dunque di fronte a un'espressione solenne, non scorretta ma chiaramente fuori del tempo ed estranea al linguaggio comune. Il rispetto della lingua italiana non è in discussione e neppure il suo significato. Ciò che è in discussione, e suscita le sue giuste perplessità, è il rapporto tra cittadini e istituzioni. Un rapporto che, anche in queste piccole questioni di linguaggio, si tende a rendere più ostico e complicato invece che a semplificarlo. Come noto la burocrazia non ha come principale interesse quello di farsi capire, bensì quello di legittimare la propria esistenza e il proprio ruolo. E il linguaggio, da questo punto di vista, è un formidabile strumento. Ma nel 2018 certe espressioni arcaiche potrebbe finire in soffitta per essere sostituite da termini più comprensibili da tutti.
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