La libertà (e la pluralità) di stampa c'è, ma la verità non può che essere un obiettivo

Martedì 28 Marzo 2023

Egregio Direttore,
nella sua risposta del 26/03/2023 ad un lettore Lei affermava che il compito della Procura è quello di verificare la sussistenza di reati e non quello di cercare la verità. Però l'accertamento della verità fornirebbe alle persone una più equilibrata possibilità di esaminare i fatti accaduti e di conseguenza stimolerebbe un sentimento di maggior rispetto tra le stesse. Allora non dovrebbe essere questo il corretto compito dei giornalisti che spesso invece impostano i loro articoli seguendo esclusivamente la linea politica del loro editore descrivendo analoghe vicende in maniera completamente opposta? È forse questo il motivo per il quale l'Italia è finita addirittura al 58° posto per libertà di stampa oppure ci sono altre più rilevanti motivazioni?


Graziano Secolo
Oderzo (Treviso)


Caro lettore,
lei lamenta che in Italia su un stesso argomento si possano spesso leggere o ascoltare versioni assai diverse o completamente opposte.

Non le pare che questa sia la dimostrazione più evidente dell'esistenza nel nostro Paese di un'ampia libertà di stampa? Preferirebbe forse che sugli organi d'informazione ci fosse un racconto monocorde della realtà o di singoli fatti? La classifica a cui lei fa riferimento (la World press freedom index) è compilata tenendo conto di moltissimi fattori e ha poco a che fare con i rapporti giornalisti - editori. E questo spiega anche perché l'Italia sia per esempio dietro Costa d'Avorio o Giamaica, due paesi in cui è francamente difficile credere che ci sia maggiore libertà di informazione. Nel caso dell'Italia a farci precipitare al 58esimo posto hanno contribuito soprattutto due fatti. Il primo è la sicurezza: "La libertà di stampa", spiega il rapporto, "in Italia continua a essere minacciata dalla criminalità organizzata, in particolare nel sud del Paese, e da vari gruppi violenti estremisti o di protesta, che hanno visto un aumento significativo durante la pandemia". La seconda attiene invece all'aspetto legislativo e in particolare, spiega ancora il rapporto, "alla paralisi legislativa che sta frenando l'adozione di vari progetti di legge che sono stati proposti per preservare e persino migliorare la libertà giornalistica". Il riferimento è soprattutto all'uso, anzi, all'abuso che gruppi di potere o criminale fanno delle querele in chiave preventiva, cioè per condizionare gli organi d'informazione dall'affrontare alcuni temi. Il compito dei giornalisti è quello di raccontare i fatti, di farli comprendere nella loro complessità e di consentire ai cittadini di formarsi un'opinione. La verità è quasi sempre un obiettivo e quasi mai un punto fermo. E la sentenza di un tribunale cristallizza al massimo la verità giudiziaria. Non la verità assoluta. Provo a spiegarmi: se il processo di Bergamo sul Covid si concluderà con l'assoluzione degli imputati, ciò vorrà dire che in Lombardia non sono stati commessi errori nell'azione di contrasto alla pandemia? No: significherà solo che, in base alla legge italiana, non sono stati commessi reati. Che è cosa ben diversa. E dunque dove sta la verità?

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