Gentile direttore,
25 Aprile festa della liberazione. Ho avuto modo di ascoltare a lungo la testimonianza di un partigiano che aveva preso attivamente parte a quegli eventi. Mi raccontava che oltre a contrastare la potente forza militare della Wehrmacht, erano costretti a combattere una guerra fratricida con gli irriducibili compatrioti, imbevuti della ventennale ideologia fascista. Il sempre presente uso delle delazioni poteva comportare un pericolo mortale non solo per loro ma pure per i loro familiari. Ai giorni nostri si canta Bella Ciao ai concerti ed è facile essere antifascisti. Ma, fino a quando Lui non fu appeso a testa in giù a Piazzale Loreto le cose erano ben diverse. Si dovrebbe rendere omaggio anche ai militari italiani fatti prigionieri dai tedeschi che, dopo l'8 settembre del 43, dissero no alla collaborazione e l'adesione alla Repubblica Sociale. Furono prelevati dalle caserme e internati per quasi due anni in campi di concentramento tedeschi. Fu tolta loro la dignità di uomini; non avevano più un nome, erano solo un numero. Molti di loro non sono più tornati.
Claudio Scandola
Caro lettore,
ha ragione: quella dei militari che dissero no al fascismo dopo l'8 settembre è una pagina della nostra Resistenza spesso dimenticata.