È giusto sfidare l'Europa sui vincoli ma per poter crescere di più, non per aumentare la spesa pubblica

Venerdì 7 Giugno 2019
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Caro direttore,
dopo le elezioni europee sono esplose tante notizie di crisi aziendali. Aziende che delocalizzano come Whirlpool, Knorr, Unilever per citarne solo alcune. Sono segnali di debolezza della nostra economia in un quadro d'incertezza mondiale ma più grave in Italia che già a partire dagli anni '70 ha perso progressivamente le aziende più grandi, mentre circa l'80% delle nostre imprese è piccola e media, più esposta ai venti di burrasca. Le associazioni dei produttori invano lamentano le difficoltà ambientali che rendono difficile fare impresa in Italia, per le solite ragioni, soprattutto dovute al costo del lavoro e al carico fiscale, alla burocrazia, alle troppe leggi, alla giustizia ecc. Di fronte a questo la politica sembra poco sensibile promettendo aumenti di spesa generalizzati. Ha cominciato Renzi con i 500 Euro ai giovani 18enni, gli 80 Euro ai percettori di reddito medio bassi, poi è arrivato l'attuale governo con l'anticipo pensioni, il reddito di cittadinanza, la flat tax. Ultima invenzione, l'acqua di cittadinanza, da progetto presentato al Parlamento dai 5Stelle. Il tutto senza coperture, con più deficit e debito e con annunciata la procedura d'infrazione Ue. Non sarebbe più semplice prendere subito pochi provvedimenti per rilanciare l'impresa?

Aldo Mariconda
Venezia


Caro lettore,
distribuire ricchezza è da sempre una delle attività predilette della classe politica di ogni epoca.
Ma ciò che spesso si dimentica è che la ricchezza, per poterla distribuire, bisogna prima crearla. Ed è questa la partita impegnativa che oggi come Paese dobbiamo saper giocare. Essendo consapevoli dei nostri punti di forza, ma anche dei (numerosi) punti di debolezza. L'errore commesso dall'Europa a trazione tedesca negli ultimi anni è stato quello di affrontare la crisi puntando sull'austerity. È stato privilegiato il controllo della spesa, soffocando la crescita. I risultati di questa politica purtroppo li conosciamo bene e li misuriamo in punti di Pil ( prodotto interno lordo) persi e di indebolimento complessivo del nostro sistema economico. È del tutto evidente che questa strategia va ripensata. Ma i cordoni della borsa devono essere allargati non per produrre nuovo debito necessario a finanziare operazioni redistributive, bensì per accrescere la nostra capacità di crescita. Ossia per produrre più ricchezza. L'Europa va sfidata su questo fronte. Sì a meno vincoli ma per aumentare la nostra competività e il nostro Pil lordo, non per accrescere ulteriormente la spesa pubblica.
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