La guerra in Ucraina e il 25 aprile: alcune domande a cui rispondere. Senza equilibrismi e ambiguità

Venerdì 22 Aprile 2022
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Caro direttore,
ho letto sul Gazzettino di Pordenone, l'illuminante dichiarazione di un esponente dell'Anpi sulla guerra in Russia. La riporto per chi non l'avesse vista: «Quello che è mancato all'Europa è comprendere la propria posizione. Putin ad un certo punto aveva detto giustamente: perchè ci portate i missili vicini?Invece di fermarsi dov'erano gli occidentali sono andati dove non dovevano. La Nato così facendo ha creato una situazione di ostilità nei confronti della Russia».
Tradotto: la colpa della guerra è dell'Europa e dell'Occidente che hanno provocato Putin.
Non è stupefacente?

G.L.
Pordenone


Caro lettore,
purtroppo non è stupefacente. È il riflesso condizionato di una visione del mondo schematica e vetero-ideologica che, spesso celandosi spesso dietro pompose enunciazioni di principio, individua negli Stati Uniti, nell'Europa e nell'Alleanza Atlantica il fondamento del Male e inevitabilmente, anche se con grande dispiego di artifizi retorici, tende a parteggiare con chi sta dall'altra parte. O a rifugiarsi in una comoda equidistanza. Secondo questa visione infatti Putin ha invaso la Ucraina non perché è un dittatore che persegue una politica imperiale di potenza del tutto indifferente alle volontà delle nazioni e dei popoli. Ma perchè è stato provocato dall'Occidente che ha creato una «situazione di ostilità». Insomma, lo zar russo è stato costretto a difendersi. Una disinvolta alterazione della realtà che trasforma l'aggressore in aggredito, il colpevole in vittima. Ora, errori e responsabilità non sono mai da una parte sola. Credo che sia molto vero ciò che Thomas Friedman ha scritto sul New York Times: «Questa è la guerra di Putin. Ma Usa e Nato non sono innocenti spettatori». Questo però non può in alcun modo giustificare l'invasione di uno stato indipendente e il massacro della sua popolazione. C'è una linea di demarcazione oltre la quale non c'è più spazio per i distinguo, gli equilibrismi e le sottili (o pretestuose) analisi geopolitiche. Ma non solo: è così incomprensibile o inaccettabile l'idea che i paesi confinanti con la Russia, di fronte all'involuzione autoritaria e totalitaria del regime di Putin e alla sua strategia di imperialismo militare, abbiano sentito il bisogno (come accade oggi anche per la Finlandia, la Svezia è persino per la mite Svizzera) di difendersi e di essere difesi? Non è forse un loro diritto? Non ha diritto un popolo di poter decidere chi lo deve governare? Non ha il diritto di voler difendere la sua democrazia? Non ha il diritto di rifiutarsi di vivere sotto un dittatore e di fare quello che è nelle sue possibilità perché ciò non accada? Sono domande che a pochi giorni dal 25 aprile hanno una loro drammatica attualità. Ma a cui molti preferiscono non rispondere.
 

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