I referendum usati come arma politica ma così si finisce per svilire la loro funzione

Venerdì 18 Febbraio 2022
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Buongiorno Direttore,
mi convinco sempre di più che il referendum da strumento di esercizio della democrazia sia diventato la foglia di fico dei partiti che hanno perso le loro capacità decisionali e di visione a medio e lungo termine. Dei vari quesiti referendari, sono stati depennati proprio quelli sui quali il popolo si è costruito negli anni un' opinione. Il fine vita: la maggior parte delle persone ha avuto e continua ad avere un contatto diretto con questa realtà, ne sopporta il peso e condivide lo strazio di certe condizioni e saprebbe ora, come seppe nei referendum del divorzio e dell'aborto, far conoscere il proprio orientamento. La cannabis: anche su questo argomento sono convinto che la maggior parte di noi ha un'opinione. Per tutti gli altri quesiti su cui è stato ritenuto legittimo il referendum, le competenze della stragrande maggioranza di noi esulano da quei temi. Quindi interlocutori inutili a risolvere il problema. Perché mai spendiamo tempo e denaro per riempire i banchi del Parlamento e del Senato se poi la soluzione di problemi oltretutto complessi viene demandata al famoso Popolo?

Agostino Benvegnu
Mestre


Caro lettore,
i referendum hanno spesso lasciato un segno profondo nel costume e nella politica italiana.

Basti pensare a quello sul divorzio o a quello sul punto unico di contingenza: due voti che hanno rappresentato uno spartiacque nella storia del nostro Paese. Da un po' di tempo tuttavia la funzione e il valore dei referendum sono state stravolte. Sempre più spesso vengono usati dai promotori come arma politica, come strumento di pressione o come mezzo di propaganda. In molti casi vengono raccolte firme non per consentire ai cittadini di esprimersi su una determinata e specifica materia, ma per costringere il Parlamento, sotto il ricatto del referendum, a legiferare su quell'argomento. I recenti pronunciamenti della Corte Costituzionale sono, per molti aspetti, la conseguenza di tutto questo. Quelli proposti sull'eutanasia e sulla cannabis avevano deliberatamente lo scopo di ottenere dal Parlamento una legge su queste sue materie. Una funzione un po' impropria per un referendum abrogativo. E infatti la Suprema Corte li ha bloccati perché per raggiungere il loro scopo violavano leggi e principi costituzionali. Il primo perché proponeva di rendere possibile l'omicidio del consenziente, l'altro perché sosteneva di fatto la liberalizzazione di tutte le sostanze stupefacenti. Sono invece stato ritenuti legittimi quattro referendum sulla giustizia che affrontano però tematiche assai complesse per i cittadini e che anche per questa ragione rischiano di essere assai poco partecipato. Svilendo così il valore dei referendum.

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