Caro direttore,
Renato Omacini
Lido di Venezia (Venezia)
Caro lettore,
forse sbaglio io a fare i conti, ma i segretari che si sono succeduti dal 2007 ad oggi a capo del Pd sono stati in realtà sette a cui vanno aggiunti due reggenti, Orfini ed Epifani. Ma poco cambia. Perché 9 o 10 che siano, un numero così elevato di segretari in un arco di tempo così relativamente breve, dimostra con plastica evidenza almeno due cose. La prima: che in 15 anni il Pd non è riuscito a trovare al proprio interno e ad esprimere una leadership riconosciuta e condivisa in grado di dare continuità e consistenza al progetto politico. La seconda: che in questo arco di tempo il Pd non è stato in grado di far sintesi tra le diverse anime, in particolare quella cattolica e quella di provenienza ex Pci-Pds, che avevano portato alla nascita del nuovo partito. La crisi che sta vivendo in queste settimane il Pd è probabilmente anche la conseguenza del deficit di spiritualità di cui ha parlato Castagnetti, ma credo sia innanzitutto il risultato di quei due fallimenti. Lo scandalo Qatargate ha solo accelerato un processo già in corso, facendo emergere le debolezze di una classe dirigente e mandando definitivamente in frantumi il paradigma della presunta superiorità morale della sinistra. Del resto non è un caso se la discussione in corso oggi nel Partito democratico investe non solo il nome e l'identikit del nuovo segretario (o segretaria), ma il nome stesso del partito e la sua carta costituente. Cioè due degli elementi fondamentali che definiscono non solo l'identità ma anche la ragion d'essere di una forza politica.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout