Dall'Occidente appoggio politico alla protesta. Ma senza interferire nello scontro tra iraniani

Domenica 11 Dicembre 2022

Caro Direttore,
il regime degli ayatollah è agli sgoccioli. Chi prenderà il loro posto? La Storia insegna che a volte il rimedio è peggio del male. Saprà l'Occidente cogliere l'occasione di riportare alla civiltà un popolo ricco di storia e di nobiltà senza il solito sfruttamento che ci fa odiare da tutti i popoli in cerca di libertà?
Enzo Fuso
Lendinara (Rovigo)


Caro lettore,
troppo spesso giudichiamo le vicende di altri paesi attraverso le lenti della nostra cultura e della nostra politica. E spesso questo ci induce ad errori di valutazione o a letture semplicistiche. Certamente il regime teocratico iraniano sta vivendo la crisi più difficile da quando gli ayatollah sono andati al potere. Non è certo la prima volta che l'Iran deve fare i conti con proteste di piazza e contestazioni. Ma mai si erano protratte così a lungo (oltre due mesi); mai avevano coinvolto in modo così trasversale, sia sul piano culturale sia economico, la società iraniana; mai la protesta aveva trovato il sostegno, certamente simbolico ma assai significativo, di così numerosi personaggi pubblici come i calciatori della Nazionale, altri sportivi e volti televisivi. Soprattutto mai era accaduto che le manifestazioni e i movimenti di contestazione non si limitassero a chiedere solo più riforme o maggiori diritti, ma mettessero in discussione il regime teocratico e quindi le fondamenta del sistema di governo e di potere costruito in oltre 40 anni dagli ayatollah. Anche per questo la possibilità che, com'è accaduto in passato, anche questa volta la crisi trovi una sua soluzione all'interno dei palazzi di Teheran nella definizione di nuovi rapporti di forza tra moderati e integralisti appare improbabile. Troppo in là è andata la protesta e troppo radicali sono ormai le richieste che vengono dalle piazze per consentire all'ala più dialogante del regime di dare uno sbocco istituzionale al malcontento. Ma da qui ad arrivare a pronosticare una rapida caduta della teocrazia il passo non è così breve. Perché, ad esempio, alla protesta manca una leadership. Perché anche la matrice religiosa della gran parte dei contestatori è islamica, anche se non integralista. Perché le leve del potere sono interamente nelle mani degli ayatollah più radicali che hanno messo ai margini tutti i leader moderati. Un fatto è certo: se la teocrazia deve cadere è compito esclusivo del popolo iraniano fare in modo che ciò accada. L'Occidente può e deve dare, senza incertezze né furbizie, il proprio appoggio politico a chi rivendica più libertà e diritti e contestare ad ogni livello (e con ogni strumento) i metodi orribili e sanguinari del regime, ma non deve interferire in altri modi nelle dinamiche dello scontro in atto. Gli errori compiuti in altri Paesi di quell'area sono lì a ricordarci quanto alcune politiche sbagliate possano poi far tornare indietro le lancette della storia.
 

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