Una certa continuità tra governo Conte e governo Draghi è nelle cose, ma sbaglia chi dice che nulla è cambiato

Venerdì 2 Aprile 2021
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Egregio direttore,
l'opposizione al governo Draghi che si identifica nella Meloni con il suo partito da una parte continua a rimarcare una prosecuzione del governo Conte con quello attuale Draghi non riscontrando alcuna differenza. Premesso questo certo è facile ripetere i soliti ritornelli cari all'opposizione: aperture di attività commerciali collegate ad una campagna di vaccinazione spinta al massimo. Mi domando: ma sono possibili le due cose, cioè più circolazione di persone e meno assembramenti? Qualche differenza per il Recovery io la riscontro perché Conte aveva pensato a circa 300 esperti che dovevano rispondere a lui mentre qui vedo una compagine più snella perché si dice formata da circa 15 persone. Nel piano vaccinale messo in piedi vi sono stati dei cambi di direzione, non si era visto mai un generale come commissario, probabilmente vi sono Regioni tipo Calabria dove la sanità è stata commissariata che hanno bisogno di interventi decisivi sui rapporti poco chiari tra enti pubblici e sottobosco malavitoso. La Meloni però dice no a tutto. Sarei curioso di vederla al posto di Draghi.

Giuliano R.


Caro lettore,
Giorgia Meloni fa il suo mestiere. È sola, soletta all'opposizione e batte su un tasto politicamente efficace considerata la cattiva prova di sé che aveva dato il governo Conte 2, dalla gestione della seconda fase della pandemia al recovery fund.

Del resto una certa continuità tra il precedente esecutivo e quello diretto da Mario Draghi è nei fatti. Perché i partiti che sostenevano il precedente esecutivo sono presenti anche in questa nuova maggioranza ed esprimono alcuni dei ministri più importanti ed esposti (anche alle critiche). Primo fra tutti quello della Sanità, Roberto Speranza. Perché, inoltre, al centro dell'azione di governo c'era e c'è la pandemia e gli strumenti di intervento a disposizione dell'esecutivo sono più o meno gli stessi: chiusure, colori e ristori. Questi ultimi, in particolare, sono un'eredità diretta di Conte, nel senso che le inadeguate risorse messe recentemente a disposizione erano proprio quelle stanziate dal suo governo. Dopodiché è certamente sbagliato non sottolineare che una serie di cose sono cambiate. Lo stile di governo, innanzitutto. Più sobrio ed efficace. Meno ampolloso e presenzialista. E anche più attento: almeno adesso si sa qualche giorno prima, e non solo qualche ora, se si deve chiudere o riaprire un'attività economica. Alcune persone che occupavano ruoli chiave con il precedente governo - come il discusso super commissario Arcuri-, sono state messe rapidamente da parte. Non solo: nei confronti dell'Europa c'è, nelle parole e nei fatti, un atteggiamento meno subalterno e acritico. Anche il recente caso della vendita ai russi di segreti militari è stato gestito con una trasparenza e chiarezza a cui non eravamo abituati. Certo, tra vaccini e recovery fund, c'è ancora molto da fare. Ma questo Mario Draghi lo sa meglio di chiunque altro.

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